Alt, fermi tutti! Qui abbiamo un discone da leccarsi i baffi e non solo, per gli amanti della buona musica senza barriere.
Perché questo nuovo parto discografico degli americani, le barriere le travalica; qui non ci sono growl, blast beat, chitarroni iperpompati ma solo un lavoro interamente strumentale di ambient prog.
Esatto, avete capito bene, i nostri hanno deciso di oltrepassare i confini del metal estremo e sperimentare un viaggio sonoro composto di due sole tracce lunghe che credetemi sono oro puro.
Qui signori miei, si sperimenta veramente, certo a volte il passo è più lungo della gamba e la band avrebbe potuto muoversi nel confortante solco dell’heavy metal; invece no, ha deciso di spingere l’asticella oltre, confezionando un album spaziale e non solo per il concetto che sta alla base del gruppo.
Qui lo spazio, inteso come entità siderale viene elevato da una musica che è sostenuta da synth e qualche intervento acustico; al suo interno ci sono echi floydiani e sento lo spirito di
Vangelis farsi largo; la melodia è usata a piene mani in un contesto progressive dove la musica ambient diviene un tappeto sonoro per espandere i sensi verso l’infinito.
Se
Kubrick fosse ancora in mezzo a noi, li avrebbe scelti sicuramente per un allucinante film di fantascienza, ne sarebbero stati degni alla luce di questo lavoro.
Non mi sembra giusto descrivere singolarmente i brani, perché tutto questo lavoro è un’esperienza unica sensoriale ed un plauso va alla
Century Media per il coraggio di aver pubblicato un album molto lontano dal solito.
Consigliato agli amanti della musica a 360° e a chi non sopporta gli steccati, per me album top e da inserire nella mia lista personale di fine anno.