Avviso ai naviganti: qui ci troviamo di fronte a qualcosa di grosso.
Detto in parole povere, il nuovo album dei nostrani
Chronosfear spacca tranquillamente il cu*o al 90% della produzione internazionale power/prog. Ma lasciatemi il tempo di approfondire, introdurre, elaborare.
La storia colloca i nostri eroi a Brescia, e ne vede le origini nel lontano 2003. Bisognerà aspettare il 2018 per il
primo full lenght auto-intitolato, ed ulteriori quattro anni per questa sberla di album che è “
The Astral Gates Pt. 1 – A Secret Revealed”. Come i più perspicaci avranno già intuito dal titolo, tra l’altro, ci troviamo di fronte alla prima parte di un concept album di stampo assolutamente distopico (immaginate una sorta di '
1984', se Orwell lo avesse ambientato nel 2101!), che potrebbe puzzarvi un filo di Ayreon, ma che ha talmente tanta personalità da non assomigliare realmente a nessuno se non a se stesso.
Ma non è solo di (riuscito) concept che si parla, in questa recensione, tutt’altro: “The Astral Gates” è un capolavoro di equilibrio, di arrangiamenti, di bilanciamento tra un power a tratti furioso e cattivo, un’attitudine prog metal da fare invidia, una capacità sbalorditiva allo strumento da parte di tutti ed un gusto mai scontato per la melodia. I suoni sono potenti e ricercati, ed un plauso particolare lo meritano, strano a sentirlo dire da me,
le tastiere! Il lavoro di
Davide Baldelli, sia nella scelta dei suoni che nel layering che nell’esecuzione, è qualcosa che in una band metal non sentivo da lustri: mai eccessivo, funambolico quando serve, pianoforte ed un secondo dopo suoni spaziali, e poi orchestrazioni, senza mai esagerare, con un gusto raro e senza togliere un centimetro di spazio a nessuno, in particolare senza togliere niente alla chitarra superlativa di
Frank Campese, ultimo acquisto della band, ma davvero la ciliegina su una torta riuscita in pieno.
Un album che è un continuo saliscendi emotivo, saldamente capitanato dalla voce di
Filippo Tezza (autore di buona parte dell'album), che in un brano (“
Fragments”) si fa accompagnare da Alessia ‘Temperance’ Scolletti; alle sue/loro spalle, una sezione ritmica talmente brava da amalgamarsi perfettamente con l’insieme, con il mastermind
Michele Olmi e
Xavier Rota (da una cui idea si è sviluppato tutto il concept) a dettare tempi dispari, sfuriate che sfiorano i blast beats, accelerazioni power e momenti morbidi e soffici. Tra Psychotic Waltz, Secret Sphere (giusto per fare un nome nostrano), Symphony X e la dolcezza del melodic power più attuale, “
The Astral Gates” sa raccontare una storia avvincente continuando a stupire, ascolto dopo ascolto, per la complicatezza delle soluzioni, che sono talmente ben dosate da risultare al contrario facilmente digeribili sin dal primo ascolto.
Potrei citarvi questo o quel brano, ma questo è il classico album che merita davvero l’ascolto top-to-bottom, interludi compresi. Non fatico a dirvi che non ascoltavo un album così convincente, complicato e ben realizzato, soprattutto in Italia, da un bel po’. Tanto di cappello.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?