In redazione di Metal.it arrivano tanti, troppi dischi, di tutti i generi ed è letteralmente impossibile star dietro a tutto, persino se questo fosse nuovamente il mio lavoro a tempo pieno: a qualche album poi ci arrivo con calma anni dopo, rammaricandomi magari di non averlo potuto segnalare a tutti i lettori al momento giusto, altre volte invece chissà quanti dischi ottimi mi sono perso per la strada, fagocitati da un music business sempre più frenetico ed ingolfato.
In questo caso i fiorentini
Violet Blend hanno fatto un meraviglioso lavoro di promozione oltre ovviamente a quello prettamente musicale - che non deve mai passare in secondo piano - con il debutto "
White Mask" che li ha portati poi a firmare per la importante label statunitense
Eclipse Records, tanto che dopo averli notati prima tramite comunicato stampa e successivamente su Youtube mi sono incuriosito ed appassionato immediatamente al nuovo "
Demons" che si rivela davvero essere un gran bell'album di hard/alternative rock con tantissime sfaccettature, che lo rende contemporaneamente fresco, dinamico, allegro, drammatico, leggero ed intenso allo stesso tempo.
Un disco che non segue affatto le logiche della musica sfrenatamente commerciale di oggi, quasi usa e getta, che anzi si presenta come una sorta di semi/concept album che riprende le tematiche del primo disco, che affrontava il discorso delle maschere che mettiamo su ogni giorno tramite i social, approfondendone i risvolti e trasferendoli sul piano delle maschere delle antiche divinità, spaziando dall'antico Egitto alla Grecia, dal Giappone all'India, dalla letteratura dantesca al mondo azteco, associando ogni brano ad ognuno di questi demoni appunto.
Questa eterogeneità di ambientazioni e situazioni si ripercuote in maniera così naturale e realistica, passando dalla deflagrante e scanzonata "
Rock DJ" che apre il disco, quasi ingannandoci sulle aspettative che subito si formano e smentendoci con le successive "
He Said He Was Pregnant", rocciosa e dissonante e che sa subito mostrare i muscoli, evidenziando un'ottima produzione ed un sound tutt'altro che leggerino, e specialmente la successiva "
Among All These Fools" in cui le atmosfere si fanno drammatiche, esplodendo in un carichissimo chorus in cui vengono evidenziate al meglio le doti vocali di una splendida
Giada Celeste Chelli, a suo agio in ogni registro adoperato nel corso del disco.
Quest'alternanza emozionale prosegue nel corso di questi quaranta minuti, tra la depressiva "
I'm Only Happy When I'm Drunk", molto a-là-
Evanescence dei primi tempi insieme alla mastodontica "
Need" di cui il video girato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze si fa alfiere del movimento legato alla campagna contro la discriminazione e violenza di genere "
La Donna Mobile" che nel dettaglio affronta la tematica dello stalking.
A proposito de "La Donna Mobile", questo (ovvia reinterpretazione della famosa aria) è anche uno dei tre brani cantati in lingua italiana insieme a "
Muoio in un Bicchiere" e la conclusiva "
In mezzo ai Folli", la versione italica di "Among All These Fools", pezzi che non solo non sfigurano rispetto agli altri in lingua inglese ma che sono tra i migliori del disco, con una carica emotiva davvero elevata ed una fonetica totalmente naturale, non forzata e dalla piena riuscita.
Un disco tanto inaspettato quanto gradito, dal mood di fondo piuttosto grave ed oscuro al punto che l'iniziale sbarazzina "Rock DJ" potrebbe sviare, ma che merita nel suo insieme e dal quale traspare l'enorme lavoro e cura che i Violet Blend hanno infuso nella sua realizzazione: assolutamente da ascoltare e valorizzare come manifestazione d'arte - e non un prodotto - del nostro Paese. Nonostante tutto, l'ennesima.
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