Primo album per gli americani
Kadabra, via
Heavy Psych Sounds. Il power-trio di Spokane, Washington, si orienta verso un fuzz-stoner-psych che ricorda da vicino gruppi come Dead Meadow, Nebula, Atomic Bitchwax o i Core (la vecchia band di Finn Ryan). Impatto torbido e stordente, atmosfera acida, grande groove epidermico e assoli squassanti, inglobando scioltamente l'hard rock, la psichedelia, lo stoner-blues, con un impeto a tratti davvero torrenziale.
Un rock pulsante, irruente, magnetico, in forma molto vicina allo spirito jammistico anche se la band non indulge mai in trip davvero chilometrici.
Però il tiro spiraleggiante e vorticoso è un filo conduttore dell'intero lavoro, coniugato in sfumature diverse. Una "
Graveyard" è molto stoner-fuzz nello stile Dozer o Lowrider, adottando un passo robusto e ben cadenzato, invece "
Faded black" si mostra più rilassata e narcotica con quel retrogusto psico-ipnotico alla Dead Meadow. La voce di
Garrett Zanol è gentile, carezzevole, talvolta perfino con tonalità quasi femminili. Il suo modo di cantare pacato e trasognato incrementa l'atmosfera acido-settantiana di brani come "
Eagle 20's" o "
Coyote", entrambi flessibili e fantasiosi nello svolgimento, che alternano momenti rarefatti a cadenze hard condite da un velo di malinconia notturna. L'ideologia musicale di base la conosciamo bene e l'abbiamo gustata innumerevoli volte, ma la formazione riesce a dosare in maniera competente gli elementi e ad eseguire il tutto in modo fluido e scorrevole. Non innovatori, ma buoni esecutori.
Infine, se avete nostalgia del saltellante e tossico passo Sleep-iano c'è una "
Bean king" guidata dal rombante basso di
Ian Nelson (ed anche dannatamente orecchiabile), mentre se preferite le coloriture Kyuss avete a disposizione la conclusiva "
Settle me" che risplende dei vapori acri del desert-rock più classico.
Disco di buona levatura, anche se in alcuni momenti emergono marcati riferimenti ai più noti colleghi citati. L'effetto psych-stoner in generale è valido, immersivo, variegato, la parte strumentale è florida (ottimi i solismi turbinosi di
Zanol), il trio è affiatato e duttile, forse manca ancora un pizzico di maggiore personalità autonoma.
Esordio positivo per i
Kadabra, da sviluppare ulteriormente in futuro.
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