Copertina 4

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:32 min.
Etichetta:High Roller Records

Tracklist

  1. IRON SHACKLES
  2. BARROW DOWNS
  3. FALTIGE SCHWINGEN üBER LOUDUN
  4. HEXER (IN DREITEUFELSNAMEN)
  5. WRATH OF THE SORCERERS
  6. DER GOLDENE REITER
  7. ATTILA (BLAZING HOOVES)

Line up

  • G. Deceiver: drums
  • L. Steeler: vocals, bass
  • S. Castevet: vocals, guitars, drums

Voto medio utenti

Avete presente i bravissimi speed thrasher tedeschi Vulture? Spero di sì perché sono davvero ganzi. Comunque, questo per dirvi che tre dei loro componenti (Castevet, Deceiver e Steeler) hanno formato un altro gruppo chiamato Luzifer che propone… una sorta di proto-heavy metal con venature epiche, organo hammond, cenni folk e qualche eco dark wave.
Couriosi, eh?
Beh, diciamo che potete tranquillamente tenervi la curiosità e passare oltre.
Già, perché Iron Shackles, il debutto di questa band, ha bisogno di una messa a punto piuttosto evidente a livello di songwriting che pare confuso, dispersivo e non efficace.

Quello che troviamo su questo disco sono canzoni estremamente ridotte all’osso, molto semplici e che vogliono essere misteriose, epiche e possenti, sulla via di quanto proposto da band recenti come Eternal Champion o Megaton Sword. E fin qui nulla di male, è il mio pane quotidiano e vivo con le mutande di pelo sempre addosso. Il problema è che le canzoni proposte in questa mezz’ora abbondante fanno acqua da tutte le parti.

Un pezzo quadrato come "Barrow Down[/"]" (ma vale lo stesso per altri brani) ha un ritornello troppo festoso per come è concepita e gli accordi di hammond in accompagnamento non aggiungono molto se non una sensazione di stranezza. Sembra incerottata con un sapore settantiano che viene e che va (woh oh woh oh, scusate è stato più forte di me).
Altri brani come “[I]Hexer
” sono in lingua madre con chitarre acustiche ed un sapore quasi folk che però si sviluppa in modo banale. Da “Wrath of the Sorcerers” (l’ira degli stregoni) mi aspetto qualcosa di oscuro ed aggressivo, inquietante -come in piccole porzioni riesce ad essere- ma che in larga parte si rivela troppo gioiosa, “trallallero”, spezzettata e con cambi di atmosfera incomprensibili.
Come detto il songwriting è da rivedere, non è efficace, sa spesso di scherzo, ed il cantato non funziona proprio con le sue stonature continue e cori epici casuali che non sottolineano passaggi ma che ci sono “perché è così”.
Der goldene Reiter” parte uguale a You've Got Another Thing Comin’ poi si sviluppa malamente con un cantato stonato e danzereccio, con quelle tastierine hammond finte e non necessarie, qualche eco dark wave. Insomma, una gran confusione.
L'unico pezzo che funziona bene ed è due spanne sopra al resto è "Iron Shackles" (davvero molto simile a quanto proposto dagli Eternal Champion), che è anche l'unico brano che avevo sentito in anteprima e che mi aveva fatto decidere di procedere con la recensione.

Non vi ammorbo ulteriormente. Avrete capito che, nonostante ci troviamo in territori che potrebbero altamente piacermi, le scelte fatte su questo disco sono pessime a livello di cantato e di costruzione delle canzoni. Male per dio!
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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