Nuovo album per i
The Lucid Furs, retrò-rock band di Detroit. Prendete il classico rock-blues anni '70, attualizzatelo nelle sonorità e nella produzione, aggiungete una bella spruzzata funky e le tonalità calde e stuzzicanti di
Karen O'Connor, ed avrete la fotografia di questo "
Damn! That was easy".
Un disco che scalda, che fa venire voglia di muoversi e seguire il tempo, con parti solari e molto hard ed altre più ombrose e bluesy. Ricetta antica, che gli americani interpretano con grande passione e buon senso del songwriting. I brani possiedono quella fluidità intrigante sospesa tra pulsioni rock e piacevolezza catchy che porta a pensare a Grand Funk, Meat Loaf, Blue Oyster Cult, oppure in tempi moderni a Vintage Caravan, Blues Pills, The Neptune Power Federation. Grande attenzione per gli aspetti melodici, ma anche molta energia e decisione nello spirito jammistico e "free-form".
"
Another page", ad esempio, è un pezzone di quelli che lasciano il segno: una cavalcata rockblues dalle forti coloriture emozionali, guidata dalla voce Joplin-iana di
Karen e dalla chitarra Blackmor-iana di
Gordie Kasza. In quattro minuti la formazione del Michigan confeziona un gioiellino vintage che farà innamorare i nostalgici dei seventies.
Ancora più torrida e rocciosa "
Follow me", che pare davvero una canzone dei Grand Funk nella loro versione più bluseggiante e acida. Ritmo travolgente, adrenalina e sottili venature psych, tutto in formato pienamente orecchiabile e memorizzabile.
Invece "
Right on my level" e "
Five finger disco" mostrano inconfondibili sfumature funk, che riportano ai primi Blues Pills. Hard rock torrido e groove da "shake your ass", del quale per me non ci si stanca mai se si è ancora vivi. Roba da spaccare le radio rock generaliste.
Sul versante prettamente tradizionale c'è un bluesaccio teso e sofferto come "
Explain" (altra ottima prova della
O'Connor), il semplice rock saltellante e stradaiolo "
Pull the string" ed il cameo acustico molto Zeppeliniano "
A one time investment" (un mood ironico-amaro da serata alcolica). Tutti episodi che scorrono in maniera perfetta, da band matura pienamente padrona di se stessa.
Se il "diavolo è nei dettagli", qui i dettagli sono curati in modo sapiente ed aggiungono quel sapore di freschezza non così scontato quando si parla di rock ispirato alle proprie antiche radici.
Una cantante dotata e ricca di personalità, un gruppo di musicisti rodato e dinamico, un sound con tratti classici ma rivitalizzato dalla dedizione contemporanea, i
The Lucid Furs forniscono una prova di spessore che li colloca tra i nomi emergenti di maggior interesse in questo ambito. Un lavoro ideale per gli amanti del vintage rock di alta qualità, perfettamente equilibrato tra grinta ed orecchiabilità epidermica.
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