Un’altro gruppo stoner europeo che si affaccia sul mercato dopo un immersione totale nel materiale di Kyuss e Fu Manchu, così come hanno già fatto i vari Dozer, Demon Cleaner, Lowrider e compagnia.
Un’altro debutto costituito da songs tirate ed aggressive, zeppe di chitarre fuzz e ritmiche stordenti, con le doverose svisate
acide. Ma su tutto aleggia il sapore del già sentito, dello scontato. Certi ritmi cadenzati, certi passaggi ripetuti, quasi ipnotici, li abbiamo ampiamente metabolizzati e non possono più offrire nessun tipo di sorpresa. Non ci sono gravi mancanze in questo cd, se non la prestazione vocale di Daniel, uniforme ed un po’ monotona, ed i brani hanno una loro validità con buoni riffs veloci e di presa immediata, ottimi per particolari momenti di sensi “alterati”. Pezzi come “Planet dust” quasi thrash ottantiano, “Soulburner” e “Superhuman god” up-tempo trascinanti e taglienti o il tornado stoner “Serve the sun”, soddisfano in pieno chi ama il rock duro privo di smanie commerciali, ma con l’ascolto di “Landslide” “I go to sleep” o della cavalcata elettrica “Lua vermelha” il suono diventa indistinguibile da quello prodotto da molte altre bands negli ultimi tempi e ciò contribuisce a fare degli Astroqueen un gruppo troppo derivativo. Personalmente gli dedicherò qualche ascolto supplementare, perché resta un lavoro dignitoso, ma non mi sento di consigliarlo a chi conosce bene questo settore musicale ed è in cerca di novità originali. Qui non ve ne sono affatto.
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