Ritornano sulle scene dopo ben sette anni gli
Heaving Earth dal precedente
'Denouncing The Holy Throne', disco che aveva confermato una costantecrescita della band in una continuità verticale, evitando di soffermarsi troppo e restare impietriti su un death metal che, per quanto potesse intrattenere, rischiava di rimanere stantio e fine a sè stesso. Ed è proprio a parere di chi scrive, che con questo ultimo disco citato la band ha saputo fare quel passo in più, decisivo per far cominciare a girare il loro monicker e la loro bravura.
Passaparola di talento che ha dovuto aspettare il 2022 per trovare ulteriore conferma, con l'ultimo uscito
'Darkness Of God', che vede la formazione completamente stravolta eccezion fatta per il chitarrista
Tomáš Halama, presente sin dal 2008, anno di formazione della band. L'esperienza insegna che quando sono presenti cambiamenti così massici di lineup, il rischio di perdere tutto ciò seminato precedentemente è molto alto, ma vediamo se in questo caso è stato davvero così.
Spoileriamo subito, assolutamente no.
'Darkness Of God' è un disco che rimane impresso sia per la sua compattezza in alcune parti, dove viene richiamato il death metal più classico, come in
'Apologetics (Of Failure and Fall)', ma anche per la sua abilità nel creare delle atmosfere apocalittiche e catastrofiche, prendiamo ad esempio
'The Lord's Lamentation', la canzone più corposa come durata del disco, ma che non fa sentire per nulla la sua lunghezza dato il suo alto tasso di coinvolgimento in questo clima di disperazione, e stesso discorso può esser fatto per la successiva
'Earthly Kingdom of God in Ruins', dove emerge anche la bravura di
Giulio Galati alla batteria. Viene inoltre fatto un breve uso di tastiere, assolutamente non preponderante, ma che basta nel dare all'album un tocco ancora più personale.
Capirete quindi come
'Darkness Of God' sia un dico assolutamente da sentire almeno una volta, sia per poter toccare con mano (o con orecchie) la maturità che gli
Heaving Earth sono stati capaci di raggiungere, che per avere la possibilità di ascoltare un qualcosa che si distacchi da quel muro sonoro molte volte tanto freddo e inespressivo che ci si para davanti, e alla fine del quale ci rimane davvero poco.
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