Cambia l’etichetta (da
InsideOut a
earMUSIC) ma non la musica dei tedeschi
Long Distance Calling.
I “soliti” riff ipnotici ripetuti all’infinito al servizio di arrangiamenti talvolta ben costruiti e dinamici (
“Blades”) - ma molto più spesso stanchi e poco convincenti (
“Kamilah”, “Landless King”) - caratterizzano una proposta che ormai da tempo non entusiasma.
I brani più lunghi non risultano necessariamente più interessanti (è il caso di
“500 Years” o dell’estenuante
“Blood Honey”), anche se la titletrack qualche emozione la regala, così come la discreta
“Sloth”, dalle influenze pinkfloydiane alla maniera dei
Pure Reason Revolution.
Dopo il deludente
“How Do We Want To Live?” serviva un cambio di passo che purtroppo non c’è stato.
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