I candesi non sono certamente dei fighetti, sanno picchiare sodo e pesante.
Questa ristampa del loro debut album del 1986 fa capire un paio di cose; per prima cosa che la band aveva urgenza di comunicare al mondo la propria violenza ed intransigenza sonora.
La seconda è che con il loro suono, differente dai colleghi americani della Bay Area, ha anticipato per certi versi il death metal che verrà alla luce a fine anni ottanta.
Questo lo si deve a composizioni serrate, veloci, senza la melodia e che puntano tutto sull’impatto sonoro senza fronzoli; brani veloci come proiettili, riff taglienti e le vocals urlate e grezze del frontman
Rob Urbinati fanno la differenza nella proposta del quartetto.
I nostri non sanno solo correre in modo supersonico come nel brano omonimo o nella violenta “
Infernal visions”.
Sanno creare anche un’atmosfera sulfurea, inquietante e maligna con composizioni come l’intensa “
Burned at the stake” o la strumentale “
The exorcism”.
La produzione scarna ma essenziale fa bene il suo compito, peccato che all’epoca di capolavori metal ne sono usciti parecchi e questa uscita è rimasta nelle retrovie; bene ha fatto la
High Roller a ristampare questo debutto senza compromessi.
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