Fatso Jetson - Live at Maximum Festival (reissue)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:40 min.
Etichetta:Go Down Records

Tracklist

  1. TUTTA DORMA
  2. ORGY PORGY
  3. BORED STIFF
  4. FLESH TRAP BLUES
  5. NIGHTMARES ARE ESSENTIAL
  6. SALT CHUNK MARY
  7. TOO MANY SKULLS
  8. MAGMA

Line up

  • Mario Lalli: guitar, vocals
  • Dino Lalli: guitar, vocals
  • Larry Lalli: bass
  • Tony Tornay: drums

Voto medio utenti

Lussuosa edizione cd di un album già uscito in vinile nel 2014 per la Go Down Rec. Una pubblicazione che permise alla piccola label italiana di ottenere interesse e riscontro al di fuori dei confini nazionali. Così, in una sorta di pulsione autocelebrativa, a distanza di otto anni possiamo goderne anche in formato cd, con l'aggiunta di un poster del concerto ed il codice per lo streaming/download dell'intera live performance.
Parliamo della prestazione al Maximum Festival (evento annuale itinerante targato Go Down) dei Fatso Jetson, una delle formazioni più influenti e significative (anche se meno popolari di altri colleghi) del movimento stoner/desert/alternative rock. Il gruppo di Palm Desert, California (luogo di origine anche dei Fu Manchu) è in circolazione dal 1994, quando è stato formato da [I]Mario[/I] e Larry Lalli con il batterista Tony Tornay. Quasi trent'anni di carriera, durante i quali hanno realizzato sette lavori in studio, alcuni live e numerosi singoli, split e raccolte, cambiando spesso casa discografica ed avvalendosi della collaborazione di gente come Brant Bjork, Gary Arce ed il sassofonista Vince Meghrouni. Inoltre non si può non sottolineare il loro contributo alle Desert Sessions (una sorta di capitoli biblici dello stoner..), dove Mario insieme a Josh Homme scrisse un paio di canzoni rese poi delle hits dai Queens of the Stone Age ("You think I ain't worth a dollar, but I feel like a millionaire" e "Monster in the parasol"), così come non si può dimenticare che Mario e Larry, insieme ad Arce e Alfredo Hernandez, hanno dato vita agli ottimi Yawning Man, in realtà in tempi ancora precedenti (fine anni '80) come party-desert band (degli storditi che jammano in pieno deserto davanti a manipoli di neo-hippie ancora più intrippati) ma successivamente sviluppati come brillante desert-jazzy-prog band.
In sostanza quando parliamo della famiglia Lalli (adesso si è aggiunto Dino, figlio di Mario), parliamo di veri ed indiscussi pionieri dell'intero filone stoner, fin dalle sue ormai lontane origini. Anche se il sound dei Fatso Jetson si è sempre distinto per la propria identità autonoma, spesso definita "robotic-desert rock", una specie di ponte ideologico tra il groove sabbioso dei Kyuss e la graffiante precisione ritmica dei QotSA.
Caratteristiche un pò particolari, che vengono ben catturate in questo live-album. La scaletta pesca integralmente dai primi lavori ("Stinky little gods", "Power of three", "Flames for all"), esaltando sia gli aspetti narco-acidi (le lunghe digressioni strumentali trippy) che quelli più punkrock-oriented, sferzanti ed obliqui, quasi meccanici, che tanto hanno ispirato Homme e soci.
Così nel disco possiamo godere di episodi svelti e trascinanti, influenzati dallo spirito del garage punk-rock'n'roll, come "Tutta dorma", "Orgy porgy" e la sferzante e metallara "Salt chunk Mary", dove il ritmo è incalzante ed il vocione di Mario aggiunge quella inconfondibile taratura grezza da combattenti dell'underground. Altrettanto brillanti le tracce maggiormente desert-oriented come "Bored stiff", "Flesh trap blues" o lo strumentale compulsivo "Nightmares are essential", d'altronde quando si parla di rock desertico e sabbioso occorre ricordare che i Fatso Jetson sono storici prime-movers di questa scena musicale ed i loro spunti creativi delle origini appaiono ancora oggi freschi ed innovativi come allora.
Groove torrido, riffoni circolari, potenza ipnotica, atmosfera che evoca le rocce della Death Valley e lo stordimento psicoattivo del peyote, con l'aggiunta di quel sottile retrogusto robotic-psych che distingue da sempre la formazione californiana dai propri epigoni.
Il finale è affidato ad una coppia di classici storici come "Too many skulls" (strumentale che i Karma to Burn hanno certamente ascoltato fino allo sfinimento) e "Magma". In queste canzoni la band entra in modalità jammistica e riprende le proprie radici di sperimentazione psichedelica, con la chitarra di Mario che disegna avvolgenti arabeschi lisergici pungenti come spine di cactus ed i compagni lo seguono creando un tessuto ritmico poderosamente stordente. Per chi ama questo genere di sound, una vera e propria delizia emozionale.

Ottimo live, eccellente performance. La riedizione in cd è assolutamente giustificata e meritevole.

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