Gradevole comeback per gli australiani
Suspyria, tre anni dopo il debut "
Regression" del 2019, quartetto di Melbourne dedito ad un metalcore di taglio piuttosto classico, basato principalmente sull'alternanza di parti con voce pulita praticamente vicine al pop rock più mainstream e da classifica, miscelate con strofe più energiche con chitarre maggiormente presenti, sebbene le voci raramente sconfinino nel growl, in ogni caso senza mai prendere derive troppo violente od estreme.
All'ascolto di "
The Damage" non avevo dubbi che quel brano fosse stato scelto come singolo di lancio, com'è effettivamente, ma come detto a parte un paio di episodi (tipo i primi secondi di "
The Violence", nomen omen, che peraltro presenta un bell'intreccio chitarristico sul finale) o qualche passaggio intermedio tutto "
The Valley of Despair" si basa su sonorità piuttosto immediate e di facile presa sul pubblico più giovane e meno smaliziato.
Il che non è un necessariamente un male, visto peraltro che i Suspyria confezionano un bel prodottino, registrato davvero ottimamente seppur con mezzi non stratosferici e con una notevole cura, tuttavia le intenzioni della band rimangono un po' a metà così come il risultato finale di un disco che forse è troppo difficile per il 15enne medio che cerca solo canzoncine da canticchiare e con un po' di chitarre per sentirsi cattivo ma che al contempo è troppo adolescenziale e schierato sul "blinkismo" a tutti i costi da chi considera, giustamente, il metalcore come un genere adulto e violento e che di fronte alle linee vocale da festa liceale sulla spiaggia viene assalito dalla carogna.
Qualcuno direbbe "o alleggerite tutto o vi fate più seri" ma in ogni caso i Suspyria, specie tenendo conto della loro provenienza geografica, possono tranquillamente avere il loro pubblico da far contento rimanendo su questa dicotomia: staremo a vedere cosa riserverà la sorte ai quattro di Melbourne nella nostra privilegiatissima poltroncina di comodi spettatori.
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