A distanza di ben dodici anni dal precedente “
Time and eternity” tornano (inaspettatamente) i veterani del metallo italiano
Spitfire (con un
monicker nell’occasione incrementato dal suffisso
MkIII) e lo fanno con un disco che mi riconcilia pienamente con le sonorità dell’
hard n’ heavy classico, molto amato dal sottoscritto e tuttavia ultimamente di rado capace di produrre nei suoi provati sensi autentiche scosse di esaltazione emozionale, nonostante la ricchezza dell’offerta.
Gli ingredienti principali di questo “
Shadows phantoms nightmares” non sono diversi da quelli utilizzati da tanti dei frequentatori della cosiddetta
N.W.O.T.H.M. ma in questi solchi rilevo una misura nel loro dosaggio difficilmente reperibile nell’esuberante e convulso
rockrama attuale.
Qualità compositiva di grande spessore e la capacità di gestire sagacemente gli incroci tra melodia e potenza, emergono in maniera risoluta in un programma che non ha veri momenti interlocutori e sciorina tutti i dogmi del settore con disinvoltura e intensità, attivando l’inevitabile effetto
dejà-entendu nella sua forma più coinvolgente e avvincente.
Sarà una questione di maturità espressiva e di attitudine, perché adoro la voce di
Giacomo “Giga” Gigantelli e magari il giudizio sarà anche minimamente influenzato dall’affetto “storico” che nutro per i pionieri del genere nel
Belpaese, eppure trovo l’albo davvero appagante in tutti i suoi elementi costitutivi, a partire da una tellurica “
Earthquake” che sembra voler sfidare Saxon e Judas Priest nella categoria delle “vecchie volpi” più efficaci del terzo millennio.
“
The eagles are laughing” scurisce i toni e incrementa ad arte il carico di
pathos mantenendo alto il coefficiente di suggestione sensoriale e se “
Phantom barrow” è una cavalcata sonora dai tratti vagamente
Ozzy-eschi, “
Once it was human (The fly)”, la
ballad “
Spirit of the blind man” e “
Screaming steel”, piacciono ancor di più per il modo in cui la materia metallica tradizionale, pilotata dalla chitarra vibrante di
Stefano Pisani e dall’ugola del grande “Giga”, assume contorni arcani e seducenti.
“
Gangs fight” e la riuscita celebrazione Priest-
iana “
Golem of Prague” (“
Turbo lover” docet) riprendono a sollecitare la porzione maggiormente istintiva dell’animo metallico, mentre “
Sign of the times” si avvicina alle cromature scintillanti del
class-metal, ricordando all’astante quei Danger Zone di cui
Gigantelli e
Roberto Priori, curatore della masterizzazione dell’opera, sono splendidi “agitatori”.
Rush finale riservato all’ammaliante e variegata “
Beauty Vs beast” e a due incalzanti frammenti sonici denominati “
Winners take all” e “
Despair”, a chiusura di un ascolto, come anticipato, assai godibile dal primo all’ultimo istante.
Non rimane dunque che accogliere gli
Spitfire MkIII con il più caloroso dei “bentornati”, sollecitando tutte le generazioni di estimatori del settore a sostenerli come meritano (già da “qualche" anno, tra l’altro).
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