Vi ricordate dei Crying Steel e dei Danger Zone? No?
Vergogna, e prima di tutto sarebbe meglio affrettarsi a “ripassare” la storia del
metallo tricolore.
Avete avuto modo di ascoltare l’esordio degli Anims? No?
La cosa è un po’ meno “grave”, tuttavia anche qui il consiglio è di recuperare il loro gradevole “
God is a witness”.
Un’introduzione “inquisitoria” come questa non è proprio il massimo dell’affabilità (e dell’originalità …), ma tali indicazioni sono propedeutiche alla presentazione di questo nuovo progetto musicale ordito da
Luca Bonzagni, storica voce dei pionieri Crying Steel, e da
Francesco Di Nicola, chitarra dei Danger Zone (e degli stessi Crying Steel, in tempi più recenti), già
partner in crime negli Anims (poi abbandonati da
Bonzagni prima dell’uscita del disco) e oggi pienamente coinvolti nella nuova avventura artistica denominata
Krell.
Con l’affidabile e puntuale contributo di
Paolo Caridi (
Reb Beach,
Geoff Tate,
Michele Luppi,
Ellefson-Soto) nasce dunque “
Deserts”, il debutto per
Sneakout Records / Burning Minds Music Group di un gruppo che elabora, partendo proprio dalle proprie esperienze pregresse, una forma di
hard n’ heavy piuttosto “maturo”, figlio della tradizione e non per questo fastidiosamente nostalgico.
Su tutto si staglia la voce espressiva e tagliente di
Luca, per cui la riduttiva (per quanto prestigiosa) nomea di “risposta italiana” a
Rob Halford è ormai un lontano ricordo.
Ritrovarlo così in forma è per i
rockofili della mia generazione di certo una gran bella notizia, ma ciò che appare ancora più “impressionante”, e per tutti gli estimatori del genere, è il modo con cui il
vocalist pilota con equilibrio e intensità composizioni di ottima fattura, spesso alimentate dai dogmi del
class-metal statunitense declinati attraverso una sensibilità piuttosto peculiare e fresca.
Forse non tutti i brani hanno lo stesso impatto emotivo, e qualcosa può essere ancora migliorato in fatto di incisività melodica, e ciononostante sono sufficienti il magnetismo esotico della
title-track dell’albo, le cromature fosche di “
Crushing your life” e “
Why I'm here”, il
groove denso di "
In the cold” e “
The river” o ancora l’
hard-blues “mutante” di “
Secrets and lies” e “
Love’s a flame”, per convincersi che i
Krell hanno i mezzi adeguati e l’ispirazione necessaria a fornire una loro assai godibile “versione dei fatti”.
A questo punto è doveroso ribadire anche le qualità superiori di
Francesco Di Nicola,
riffeur sopraffino e solista di valore, capace di fornire un apporto significativo anche ai brani in cui il clima si fa maggiormente “convenzionale” e appena meno efficace, come accade nella pulsante “
Learn or burn”, in “
Pride” e nella disinvolta frenesia conclusiva di "
The mantis”.
I
Krell meritano attenzione e sostegno, e questa raccomandazione vale pure per chi “eventualmente” non avesse ancora accolto il perentorio invito con cui ho deciso di aprire questa disamina.
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