"
My dear friend, I hope my words can become a shoulder for you to cry on. And when it's time, we will meet again - beyond the belt of Orion."
OfdrykkjaNon ringrazierò mai abbastanza l'amico e collega Beppe "
Dopecity" per avermi fatto conoscere gli svedesi
Ofdrykkja nel 2017, al tempo dell'uscita del meraviglioso "
Irrfärd".
Il fatto che - come gli artisti della band di Västerås - anch'io stessi attraversando un periodo travagliato della mia vita mi aveva subito messo in una profonda sintonia con il dolore lacerante messo su pentagramma.
Ed oggi, a distanza di 6 anni. mi trovo a parlarvi di un nuovo capitolo (il quarto) di questo gruppo dall'incredibile talento: "
After the Storm", licenziato ancora una volta dalla sicurezza
AOP Records.
Se già il precedente "
Gryningsvisor" aveva mostrato profondi segni di cambiamento ed un allontanamento dal depressive black degli esordi, il nuovo lavoro non ne reca la benchè minima traccia muovendosi su quello che mi piace chiamare "depressive folk" per le sonorità sognanti, tribali, mistiche e profonde che porta incise nei suoi solchi.
Oltre alla presenza della voce eterea di
Miranda Samuelsson, "
After the Storm" vede la presenza di
Georg Börner (motore dei
Coldworld) interprete delle parti di arpa e viola.
Il disco è dedicato alla memoria di
Stefan “Bödeln” Wahlberg, amico ed ex batterista della band scomparso nel gennaio del 2020 e non poteva che essere malinconico, tenebroso, toccante e straziante.
I sette brani sono un affresco folk dai toni ora soffusi, ora recitati, ora sussurrati dalla voce suadente di
Miranda e tracciano traiettorie narrative ed atmosferiche dai tratti ipnotici ed affascinanti.
Valga ad esempio la conclusiva "
Beyond the Belt of Orion" (da cui l'incipit di questo mio intervento, due righe che mi risuonano in testa e nell'animo con potenza devastante): un monologo recitato accompagnato da un arrangiamento di chitarra classica che farebbe commuovere un muro di pietra, una lettera di commiato all'amico perduto.
"
After the Storm" non è metal, figuriamoci black, ma è musica sublime in grado di raggiungere i più profondi recessi dell'anima dove le emozioni più intime, personali e nascoste hanno dimora.
E - forse - di portare un briciolo di tormentata pace dopo tante tempeste di dolore.
Ofdrykkja - "
Beyond the Belt of Orion"
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