Copertina 8

Info

Past
Anno di uscita:1989
Durata:43 min.
Etichetta: Reprise Records

Tracklist

  1. SLAUGHTERHOUSE
  2. ABSOLUTE POWER
  3. NICE DREAMS
  4. RETURN FROM FEAR
  5. TEST THE STEEL (POWERMAD)
  6. PLASTIC TOWN
  7. B.N.R.
  8. FAILSAFE
  9. BRAINSTORMS
  10. FINAL FRONTIER

Line up

  • Jeff Litke: bass, vocals (backing)
  • Todd Haug: guitars, vocals (backing)
  • Joel Dubay: vocals (lead), guitars, vocals (backing)
  • Adrian Liberty: drums

Voto medio utenti

Nel grande fermento musicale della scena Metal degli anni 80, ed in particolar modo mi riferisco alla frangia Speed/Thrash degli USA, le grandi band come i Big 4 misero in ombra una serie di realtà minori, che vuoi per disponibilità economiche precarie, vuoi per l'incapacità di entrare nella giusta rete di contatti, o in alcuni casi per un'effettiva bassa qualità musicale, finirono nel dimenticatoio. Tra questi gruppi alcuni sono meritevoli di essere rispolverati, e i Powermad ne sono un fulgido esempio.

I Powermad si formarono a Minneapolis nel 1984, e dopo un paio di demo e due EP: "Powermad" (1987) e "The Madness Begins..."(1988), nel 1989 diedero alle stampe, tramite la Reprise Records, il loro primo full-length: "Absolute Power". Purtroppo dopo qualche tour, nel 1990 si sciolsero salvo riformarsi nel 2007, dando alla luce nel 2015 il loro secondo – e al momento ultimo – lavoro in studio: "Infinite".
La band nella seconda metà degli anni 80 riuscì, non si sa bene per quale astruso motivo, ad ottenere un po' di visibilità grazie al brano "Slaughterhouse" – già presente nel secondo demo – che finì per essere utilizzato come sigla dalla trasmissione televisiva "MTV At the Movies". Canzone che è stata utilizzata anche dal canale italiano Italia 1 e sul finale di "Blob" su Rai Tre.
Curiosamente i giovani musicisti fecero anche una comparsa nel famoso film "Cuore selvaggio" (1990) di David Lynch, e sempre "Slaughterhouse" fu utilizzata durante il suo svolgimento in versione strumentale.
Anche la traccia "Nice Dream" è rinvenibile all'interno di una pellicola, ovvero "Dad"(1989) di Gary David Goldberg.

La line-up di "Absolute Power" era composta da: Joel Dubay (Chitarra, Voce), Todd Haug (Chitarra), Jeff Litke (Basso) e Adrian Liberty (Batteria).
Per quanto riguarda lo stile musicale, al suo interno troviamo un Thrash Metal piuttosto tecnico, non molto estremo e a tratti ancora non pienamente differenziato dallo Speed. Nella loro proposta è chiaramente udibile anche una componente Heavy classica e NWOBHM, in particolar modo nel cantato acuto di Joel Dubay.
I pezzi sono dotati di grande feeling e attitudine, tutti chiaramente distinguibili l'uno dall'altro e caratterizzati da un buon groove, qualità non da poco quest'ultima, visto e considerato che spesso i prodotti del genere, negli anni a cui ci stiamo riferendo, prestavano un'attenzione minore per tale aspetto. Una delle caratteristiche più spiccate dei quattro ragazzi di Minneapolis è il loro sviluppato senso melodico, assicurato in buona parte dall'ottimo lavoro alle chitarre sia in fase ritmica che solistica, che ben si sposa con la parte più irruenta e prettamente Thrash del loro sound.
Sul fronte musicale i quattro thrasher non possono essere paragonati a formazioni seminali come gli Slayer, giusto per fare un esempio, ma casomai a gruppi come Anthrax, Forbidden, Toxik, ecc.ecc., dunque alla frangia più melodica e armoniosa del genere.

Scendendo nel dettaglio del platter, esso risulta composto da 10 brani che si articolano in poco meno di 43 minuti.
Le danze si aprono con la già citata "Slaughterhouse", bellissima song caratterizzata da un riff nervoso e claustrofobico in grado di far subito presa sull'ascoltatore, per poi proseguire con la tostissima title-track, dove emerge una critica senza sconti verso le forme di potere totalizzanti, salvo poi tirare il fiato con il classico Heavy, che ben poco ha di Thrash, della melodiosa e valida "Nice Dream". Si prosegue su ritmi più cadenzati con il groove roccioso di "Return from Fear" – non tra i migliori pezzi del lotto – che ci traghetta ad uno dei piatti forti: l'anthemica e stereotipata "Testing The Steel (Powermad)".
La seconda metà del lavoro non accenna a calare – giusto un po' sul finale –, confezionando una perla dietro l'altra, tra arpeggi ammalianti e furia esecutiva, si passa dall'incedere drammatico e catchy di "Plastic Town", a la più di mestiere ma non meno efficace "B.N.R.", fino a chiudere con il trittico aperto dall'assalto sonoro di "Failsafe" (uno degli apici del loro repertorio), "Brainstorm" e "Final Frontier".
Tutti gli strumentisti sono artefici di una prova egregia tanto da risultare difficile immaginarli al loro esordio discografico.
La coppia d'asce Joel DuBay/Todd Haug svolge il ruolo principale nell'economia del prodotto, consegnando riff azzeccatissimi, arpeggi accattivanti e battaglie a colpi di solos davvero avvincenti, il tutto sostenuto dal fido basso di Jeff Litke e dalla batteria al fulmicotone di Adrian Liberty, vero e proprio metronomo della band. Un batterista davvero dotato sia per velocità che per tecnica, in grado di reggere il confronto con i mostri sacri del suo tempo. In particolar modo si rimane colpiti dalla sua tellurica prova alla doppia cassa, la quale gioca il ruolo di motore della sezione ritmica degli statunitensi.

Le liriche del quartetto americano toccano varie tematiche, concentrandosi prevalentemente su temi di protesta sociale e desiderio di indipendenza da un potere "assoluto", violenza, horror, introspezione...ecc.ecc. Seppur la loro scrittura è molto elementare – probabilmente a causa della giovane età dei musicisti – degno di nota è il testo di "Failsafe", il quale tratta il tema del rapporto uomo/macchina mettendo in luce la sconfitta del primo nei confronti di ciò che lui stesso ha creato, e del quale non riesce a controllare gli aspetti distruttivi; nello specifico sembra che si riferiscano agli armamenti che sono divenuti sempre più potenti e computerizzati. Non male anche "Brainstorm", dove viene affrontato l'angoscioso conflitto interiore dato dal desiderio di vendetta per un torto subito, e la consapevolezza della sua dannosa inutilità.

Per quanto riguarda la produzione – sulla quale non sono stato in grado di reperire molte informazioni – è di ottima fattura, tutti gli strumenti risaltano adeguatamente e non ha molto da invidiare a quelle moderne; anche se a mio modo di vedere qualche decibel in più non avrebbe guastato. Soprattutto per le parti piu tirate del disco che non risultano adeguatamente valorizzate, proprio per una pecca in sede di registrazione e non per motivi intrinseci ai pezzi stessi.

Absolute Power" mette in mostra una band che aveva tutte le carte vincenti per fare storia...così non è stato, ma noi dobbiamo "assolutamente" recuperarlo e donargli la luce che merita.

Recensione a cura di DiX88

Recensione a cura di Ghost Writer

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