Avevano praticamente tutto per raggiungere il successo … le canzoni “giuste” per attirare l’attenzione di chi adorava Kiss, Silent Rage, Firehouse, Poison, Ratt e Slaughter, un’immagine adeguata alla fiorente scena
hair-metal e un notevole seguito non solo a livello
underground (la biografia narra di concerti
sold-out da
headliner in prestigiosi locali quali L'Amour, Club Bene, Stone Pony e il Brook Theatre nel New Jersey, con gli Skid Row come
opening-band …), eppure nessuno (o quasi …) finora aveva memoria di questi
N.Y. Fury, a quanto scopriamo oggi (grazie alla
Eönian Records),
prime-mover del variopinto
rockrama Newyorkese.
Una “riscoperta” che si allinea ad un
trend piuttosto diffuso e che tuttavia ci consente di apprezzare il lavoro di un gruppo fondato nel 1980, che avrebbe meritato sicuramente qualcosa di più e che invece, a causa delle solite “congiunzioni astrali negative” (è curioso però che il
leader Gene Hunter attribuisca parte delle loro sventure al fatto di essere “troppo famosi”, inducendo i
promoter dell’epoca a ritenerli già sotto contratto e alzando inevitabilmente l’asticella delle aspettative nei loro confronti …) non riuscì a concretizzare le sue velleità artistiche sotto il profilo discografico.
“
I want it all”, che raccoglie oltre sessanta minuti di materiale inedito (comprese due remote registrazioni
demo della
band), rappresenta dunque l’occasione di riscatto per questi competenti e poco fortunati figli dell’edonismo
ottantiano, di quel mondo fatto di
outfit appariscenti, quintali di
make-up, capelli cotonati e, soprattutto, tanta “leggerezza”, che molti guardano con malcelata nostalgia.
Il rimpianto, ovviamente, riguarda anche e innanzitutto la musica, e visto che sono in parecchi i gruppi contemporanei che tentano di replicare quel tipico misto di testosterone, vizio e romanticismo, questo disco potrà essere utile per comprendere ancora meglio cosa voleva dire suonare questa “roba” negli anni ottanta, con l’entusiasmo, l’energia e la
verve di chi “sgomitava” per emergere dalla massa e conquistare il pubblico e le
charts dell’epoca.
Un pizzico d‘inevitabile ingenuità (soprattutto in certe linee vocali) non lede l’effetto emotivo procurato dall’ascolto di brani coinvolgenti come "
Play the game”, “
I want It all”, “
Danger I face”, “
Dance”, “
If only you can see me now” (piuttosto Poison-
esca), “
City lights” e “
Hopin’ love will come”, senza dimenticare le immancabili concessioni sentimentali elargite a “
Just tell me you love me”.
Qualcuno meno dotato dei
N.Y. Fury ha sicuramente avuto più fortuna (e scaltrezza …) di loro e se questa è purtroppo una delle “regole” di un “gioco” che non sarà mai pienamente meritocratico, a noi non rimane che rendere tardiva giustizia a una formazione di buon valore.
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