Qualcuno si ricorda dei
The Answer? Sono certo di sì, anche se nelle convulsioni della scena musicale contemporanea è abbastanza facile accantonare nomi anche di grande livello artistico, laddove non si abbiano loro notizie per un po’ di tempo.
Nel caso degli irlandesi sono passati ben sette anni (un’autentica “eternità” per i ritmi attuali …) dal precedente “
Solas”, un disco introspettivo e per certi versi anomalo nella discografia di un gruppo “simbolo” nella riscossa del
rock n’ roll “classico” britannico, figlio di Led Zeppelin, Humble Pie, Faces e Free.
Un periodo di pausa lungo, che li ha portati a riconsiderare i vari passi di una carriera ormai ultraventennale, ritornando a quella “visceralità” primordiale che li aveva portati all’attenzione dei tanti
retro-rockers sparsi sul globo terracqueo.
Sostenuto dal nuovo contratto professionale con la
Golden Robot Records, “
Sundowners” si rivela dunque come un albo meno “sperimentale” del suo predecessore, indirizzato a recuperare le radici del
Rock in maniera più tradizionale, rendendolo però appetibile anche per chi certi suoni li ha (ri)scoperti attraverso “gente” come The Black Keys, Jack White e The Racounteurs.
Il dubbio che si sia trattato di una manovra in qualche modo “speculativa”, dopo la tiepida reazione del pubblico a un approccio alla materia maggiormente atipico e intimistico, rimane sullo sfondo di una prestazione emozionale davvero “potente” e convincente, edificata sulle doti tecnico-interpretative e sulla maturità di una
band straordinariamente ispirata e preparata, con in testa quel
Paul Mahon spesso inspiegabilmente ignorato quando si tratta di citare i migliori eredi della grande tradizione vocale dell’
hard-blues.
È sufficiente ascoltare la sua intensissima prestazione in “
No salvation” per rendersi conto in maniera evidente di quanto appena affermato, ma la sua ugola è in generale perfetta per pilotare un
team di comprovata abilità sia nell’evocazione degli
Zeps più psichedelici e tribali della
title-track e sia quando, negli spasmi
anthemici di “
Blood brother”, “
Want you to love me”, “
All together” e “
Get back on it”, si tratta di “sfidare”
White,
Auerbach e
Carney nel loro terreno preferito.
L’elettricità emotiva profusa da “
California rust” e “
Cold heart” è di quelle a cui gli estimatori del genere non potranno proprio sottrarsi, e una situazione analoga si concretizza pure nel momento in cui le seducenti scansioni
R n’ B di “
Oh Cherry” conquistano il proscenio.
“
Livin’ on the line” raccoglie la nobile eredità di Free e Bad Company con innata vocazione e classe e all’accattivante atmosfera acustica e
rootsy di “
Always alright” è affidato il commiato di un programma pienamente godibile dall’inizio alla fine.
“
Sundowners” è un’opera intrisa di garbata nostalgia e di vibrante tensione espressiva, capace di far vivere (e rivivere) emozioni immarcescibili … i
The Answer, magari inconsapevolmente, ci erano mancati, e oggi che ce ne rendiamo conto, il loro ritorno non può che essere considerato una delle buone notizie del 2023.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?