A quattro anni di distanza dal fortunato
“Music For Empty Places” ecco ripresentarsi i liguri
Giant The Vine, con il nuovo
“A Chair At The Backdoor” pubblicato dalla sempre attenta
Luminol Records.
Il post-prog strumentale del quartetto è spesso epico e sinistro come quello dei
Toundra o dei
Long Distance Calling, ma è anche caratterizzato da buone aperture melodiche e inserti sassofonistici a cavallo tra Colosseum (
“Protect Us From The Truch”) e
King Crimson (
“A Chair At The Backdoor”).
I
Pink Floyd sembrano ispirare
“Jellyfish Bowl”, mentre riferimenti più recenti sono evidenti nell’ipnotica
“Glass” (che ha più di un debito nei confronti dei compianti
Anathema), nel rifframa di
“The Potter’s Field” - un po’ Robert Fripp e un po’ Jim Matheos - e in
“The Heresiarch”, spigolosa nella migliore tradizione progressive nord-europea e preludio ideale alla decadente
“The Inner Circle”.
Un gradito ritorno.
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