Cosa ci fa una doom metal band per giunta brasiliana su una label nota per la sua intransigenza estrema?
Non fate quelle facce, perché la Osmose ha fatto un colpaccio con questi tre ceffi e una signorina come frontwoman; la band pur facendo parte della scuola classica del suono pesante, le tematiche e le atmosfere create sono assolutamente maligne e oscure.
Tanto per la cronaca, all’interno della formazione verdeoro c’è anche una vecchia conoscenza per i decani esperti del genere più devastante in assoluto, ovvero il black metal primigenio; alla chitarra abbiamo niente meno che l’ex nume tutelare e frontman dei leggendari Sarcofago!
Questo secondo sigillo è un concept incentrato sui sette vizi capitali, il suono è pesantissimo, come un blocco di granito reso ancor più fragoroso dalla produzione chiara che esalta tutti gli strumenti compreso il basso che fa la sua bella figura nella traccia di apertura “Envy”.
La struttura è classica, prende spunto dal sacro riff partorito da Tony Iommi ormai da tempo sacralizzato e divenuto testata d’angolo per l’allora nascente heavy metal, in più qui c’è anche il tono più cupo, sozzo dello sludge più catacombale, basta sentire il mid tempo “Sloth”.
Ma chi risalta e da corpo e anima sacrilega a questa cerimonia malsana è la frontwoman Mistres Wournous dotata di vari registri vocali che vanno dal tono falsamente dolce e suadente a un tono acuto e potente toccando anche la pienezza del soprano con pathos.
Solo nella penultima traccia “Voracity” abbiamo un’accelerazione serrata sul finale come il morso velenoso di un serpente.
Grande ritorno per questi doomsters che con sapienza dipingono un quadro fosco, sulfureo e maligno, da avere.