Personalmente ricorderò il 2023 come uno degli anni più floridi e fecondi per il death/doom melodico sia per la quantità che per la qualità delle pubblicazioni:
Insomnium, Saturnus, Halls of Oblivion, Marianas Rest (solo per fare qualche nome) hanno regalato dischi fenomenali che continuo ad ascoltare con rinnovato piacere.
Agli ottimi lavori appena menzionati possiamo aggiungere senza esitazione alcuna il nuovo nato in casa
Ocean of Grief "
Pale Existence" (
Personal Records).
Ed il piacere è davvero grande perchè dopo l'eccellente esordio "
Nightfall's Lament" (2018) avevo iniziato a nutrire corpose speranze nei confronti della band ellenica (a conferma che la scena musicale estrema in Grecia raramente delude).
Infatti sia il chitarrista
Filippos Koliopanos che il bassista
Giannis Koskinas dal 2020 al 2022 hanno collaborato con un'altra band ateniese, gli
On Thorns I Lay, riportando alla base nuovo impulso creativo chiaramente percepibile attraverso le 7 tracce di "
Pale Existence".
Le chitarre, nitide e sfavillanti, come nel debut fanno la parte del leone grazie ad un mixing ed a una produzione cristallina, accompagnando con le loro traiettorie malinconiche, profonde, strazianti i vocalizzi profondi e disperati di
Charalabos Oikonomopoulos, qui all'ultima apparizione con gli
Ocean of Grief.
Ma non solo: la band ha arricchito il proprio suono con intermezzi prog e jazz ("
Dale Of Haunted Shades" ), strutturando la canzone come i migliori
Opeth o collaborando con il chitarrista svedese
Jari Lindholm che regala soli da brividi in uno dei migliori brani del lotto, la splendida "
Unspoken Actions".
E non posso - da strenuo estimatore della band - ignorare le affinità con gli
Swallow the Sun presenti in "
Imprisoned Between Worlds" che si dipana tra echi provenienti dalle profondità cosmiche e vocals sommesse quasi uscite dagli abissi terrestri.
Ciò che sbalordisce è la fluidità, la coerenza e la facilità con cui i brani si susseguono riprendendo l'uno il filo dell'altro, non interrompendo praticamente mai il filo delle emozioni, in un susseguirsi ipnotico ed ammaliante dal quale è difficilissimo staccarsi.
Insomma lo avrete capito: "
Pale Existence" è un disco solido, completo e maturo che manda a gambe all'aria i discorsi degli insopportabili "
sotuttoio" secondo cui il genere è saturo, stantio ed auto-referenziale.
Voi fategli una pernacchia sul grugno e premiate gli
Ocean of Grief come meritano.
Ocean of Grief - "
Imprisoned Between Worlds"
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