Storia atipica e molto strana quella dei
Nanowar of Steel, che dopo i primi lavori a dir poco
amatoriali e
acerbi, da quella “
Giorgio Mastrota (The Keeper Of The Inox Steel)” del 2012, la band è riuscita ad avere un successo ed una visibilità via via sempre maggiore anche grazie al fatto di essersi fatti conoscere ad un pubblico che non vive solo di pane e Metal; se a questo aggiungiamo che negli ultimi anni ha alle sue spalle il supporto di una portaerei discografica qual è la
Napalm Records che ha spalancato al gruppo italiano una certa notorietà fuori dai patri confini, capiamo bene quanto il gruppo stia raccogliendo dai semi piantati nel corso degli anni.
Band che a mio parere azzecca tutti o quasi i suoi singoli (i successi delle spettacolari hit “
Norwegian Reggaeton”, “
Bestie di Seitan”, “
Feudalesimo E Libertà” o “
Norwegian Reggaeton”), ma poi risulta terribilmente incostante e altalenante nei propri full album.
Volenti o nolenti, per tutta questa serie di motivi e dopo un album di gran livello come “
Italian Folk Metal” che al contrario di quanto fatto prima risultava costante per (quasi)tutta la sua durata, fa si che i
Nanowar of Steel sia uno dei nomi di cui tenere conto ad ogni sua uscita discografica.
Ed ecco che con tutto il battage pubblicitario dell’etichetta austriaca e con vari tour e concerti di successo, si ritorna dopo due anni con “
Dislike to False Metal” e, purtroppo, non si riesce a replicare la bontà di quanto fatto con l’ultimo lavoro discografico.
Al contrario del precedente italianissimo fin dal titolo in copertina, qui c’è un sapore internazionale, a partire dall’uso della lingua inglese (come nel sciatto “
Stairway To Valhalla”), fino a giungere alla produzione e alle citazioni più o meno ironiche (“
Dimmu Boogie”).
Se “
Italian Folk Metal” aveva non solo un nutrito cast di ospiti e di relative idee musicali e citazioni, qui la cosa si riduce sensibilmente e non tutti gli azzardi a questo giro pagano: “
Pasadena 1994” sembra un pezzo scippato ai
Sabaton (e guardate chi c’è come ospite al microfono) e dal gruppo eredita la banalità, “
Disco Metal” non si capisce dove vuole parare, se l’obiettivo era quello di unire la Disco Music con il Metal si può dire che la cosa sia fallita miseramente e visto dal punto di un pezzo Disco, beh anche da quel lato il risultato è dimenticabilissimo. Altri pezzi assolutamente scartabili possono essere l’insipida “
Muscle Memories” o il lento fiacco di “
Protocols (Of the Elders of Zion) Of Love”.
Di contro, canzoni come la lunga “
Chupacabra Cadabra” (un frullato di citazioni), “
Metal Boomer Battalion”, il Power leggermente morriconiano di “
The Power of Imodium”, l’orecchiabile “
Sober” o “
Winterstorm in the Night” (quest’ultima arricchita dalla voce vellutata di
Madeleine Liljestam) mostrano coraggio, tante idee ben sviluppate e pure una certa dose di arroganza (quella genuina che ti fa fare quello che vuoi fare te come artista e non tanto per far contento il tuo pubblico).
Anche se a volte la vena ironica è forzata, il fatto di essere demenziali o ironici non è affatto una colpa, anzi, artisti come
Elio e le Storie Tese piuttosto che i
Prophilax insegnano che può essere un linguaggio artisticamente degno di nota se veicolato nel giusto modo e con una scrittura delle canzoni all’altezza.
Alla fine di tutto questo, con questa fortissima forbice qualitativa, “
Dislike to False Metal” risulta essere un’occasione mancata che lascerà fans e detrattori nelle loro rispettive trincee.
Vero anche che se si paragona con molte compagini Power Metal e affini uscite negli ultimi anni sotto
Napalm, piuttosto che
Nuclear Blast o
Frontiers, i
Nanowar of Steel sembrino dei giganti, ma se si pensa ai loro
highlights o a quello che
ha dato il genere prima del tragico tracollo avuto negli ultimi 10/15 anni, l’amaro in bocca rimane.