Ci provo e ci riprovo, ma non c’è niente da fare: io e i
Theocracy andiamo d’accordo solo fino a un certo punto.
Non c’è nulla che non vada nella loro musica, graffiante e thrash (
“Flicker”, “Deified”), ma capace di sfociare nell’heavy/power più melodico (
“Anonymous”). Un perfetto equilibrio si raggiunge nella riuscita
“The Sixth Great Extinction”, mentre le altrettanto convincenti
“Sinsidious” e
“Liar, Fool Or Messiah” spiccano per i riff taglienti della coppia
Washington/Hinds.
Gli episodi epici e battaglieri (
“Mosaic”, “Return To Dust”) sono quelli che ho apprezzato di più, così come la ballad
“The Greatest Hope”, con una grande prestazione del frontman
Matt Smith. La chiusura è affidata alla lunga
“Red Sea”, quasi venti minuti del miglior power-prog anni Novanta impreziosito dalle immancabili sonorità orientali/esotiche.
Ma solo io ho l’impressione di aver già sentito tutto questo un sacco di volte? Evidentemente sì.
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