I
Flames of Fire sono una heavy metal band svedese formatasi nella primavera del 2021, ma i prodromi della loro storia risalgono al lontano 1987.
Nella loro città natale, Jönköping,
Christian Liljegren (
Narnia,
Divine Fire,
Audiovision e molti altri) e
Mats-Åke Andersson si sono incontrati per la prima volta fuori da una catena di hamburger chiamata O’Briens.
Christian aveva allora 16 anni ed era il frontman della band Venture e
Mats-Åke aveva 21 anni, chitarrista e compositore della formazione locale
Zaragon. Da lì è nata un’amicizia che li porterà a condividere la visione di vari live delle loro formazioni preferite quali
Europe,
Madison,
Rainbow,
Malmsteen,
Iron Maiden, ecc.ecc. Fin quando, appunto, nel 2021, i due amici decidono di dare vita ai
Flames of Fire.
Dopo aver dato alle stampe nel 2022 l’omonimo
“Flames of Fire” – esordio di buona fattura – si riaffacciano sul mercato con il nuovo
“Our Blessed Hope”, sotto l’egida della
Melodic Passion Records.
I
Flames of Fire propongono un heavy metal classico che richiama molto alla memoria i
Black Sabbath dell’era
Dio, e in maniera minore il Ronnie della fase solista, sia per quel che attiene alcuni riff di stampo doom – scuola
Iommi –, che soprattutto per lo stile vocale adottato da
Christian, che inizialmente mi ha fatto venire un colpo al cuore ricordandomi immediatamente l’unico vero
Dio a cui non ho mai osato dissentire. Una presenza quella di Dio e dei Sabbath forse davvero un po’ ingombrante nell’esordio dei
Flames of Fire, ma che in ogni caso non inficia sulla qualità dei pezzi, che risulta essere davvero buona.
Non solo i Black Sabbath e Dio sono a fare da substrato al background degli svedesi, vi troviamo anche
Iron Maiden,
Judas Priest, e vari gruppi della N.W.O.B.H.M, a cui possiamo poi aggiungere gli
Stryper. Con questi ultimi, in particolar modo condividono le tematiche di stampo cristiano.
“Our Blessed Hope” risulta infatti, dal fronte delle tematiche, un vero e proprio elogio alla figura del Cristo e al cristianesimo in generale, diventando quasi pacchiano per via dei toni utilizzati. Ma alla fin fine il metal è sempre stato stereotipato ed enfatizzato nel suo linguaggio…dunque niente di cui preoccuparsi troppo.
In questa release si mettono sul tavolo dieci tracce per un totale di 43 minuti che scorrono davvero piacevolmente, senza particolari cali di tensione. È musica ampiamente stereotipata, trita e ritrita, ma suonata dannatamente (o benedettamente?!) bene e con una discreta freschezza compositiva nonostante il suo essere così ancorata ad un determinato stilema.
Vi troviamo moltissimi riff azzeccati, assoli dal gusto melodico di ottima fattura con alcuni tratti talvolta orientaleggianti e una sezione ritmica di basso e batteria di spessore, potente e con il giusto groove. Una trama musicale su cui
Christian Liljegren si erge maestoso con la sua voce, a tratti epica, evocativa e sontuosa, a tratti rabbiosa o all’opposto dolce, posata e rassicurante.
Ottimo anche il lavoro di produzione ad opera di
Jani Stefanovic, il quale mette il suo zampino con qualche parte di tastiera, di batteria e alcune vocals. Stefanovic ha donato a questo LP un suono squisitamente 80’s e dal forte impatto, senza altresì rifiutare l’alta qualità della moderna tecnologia.
Un album che risente come già detto del suo essere troppo derivativo ma che val davvero la pena di ascoltare, lasciandosi trascinare dalla maestria sfoggiata da questi cinque ragazzi svedesi, in pezzi come
“This Is the One”,
“Battlefield of Souls”, nella guerrafondaia
“Prayer Warriors”; o nella maideniana
“Alpha and Omega” e nella più complessa
"title-track”, con le sue cavalcate epiche e al tempo stesso piene di mordente.
Un pizzico di originalità in più e i
Flames of Fire potrebbero davvero essere portatori di grandi cose…
Li attendiamo al varco della terza prova.
Recensione a cura di
DiX88