Quasi trent'anni di carriera per i
Burden Of Grief, band melodic death metal tedesca che, sin dal 1994 è andata avanti senza mai guardarsi indietro, macinando album dopo album con una coerenza nel proprio sound invidiabile, passando ovviamente tra alti e bassi, ma comunque restando fedeli al proprio sound. Cinque anni sono quelli che separano questo
'Destination Dystopia' dal precedente
'Eye Of The Storm', il lasso di tempo finora più lungo da una pubblicazione all'altra, ma senz'ombra di dubbio giustificato dalla situazione pandemica, ma anche a detta della band da tutto il susseguirsi di eventi che hanno scosso, e continuano a scuotere il mondo, dando quindi motivo al gruppo di concentrarsi maggiormente sia dal punto di vista della stesura dei testi, ma anche a livello musicale dando al disco in questione un'aura di malinconia e di grida di rabbia verso ciò che si appresta ad essere il futuro. E proprio come la loro discografia, svuotata da compilation, boxset ed altri molto spesso inutili orpelli,anche
'Destination Dystopia' si conferma come i suoi predecessori molto asciutto e diretto in termini di tempo, arrivando poco oltre i 45 minuti di ascolto e con una durata media dei pezzi che gira intorno ai quattro minuti.
[Foto fornita nel Comunicato Stampa, Copryright @Christian Peine]
Una breve intro ci porta all'esplosiva
'World Under Attack' che sa molto di Children Of Bodom, ma che comunque passa in maniera un po' anonima, senza lasciare troppo il segno, mentre è con le successive
'A Daydream Of Sorrow' o
'Downfall' che si mettono finalmente le cose in chiaro, giocando forse su dei riff troppo basilari, ma che comunque sorreggono bene il tutto con dei ritornelli ben azzeccati, mentre le parti nettamente più melodiche delle chitarre come nel primo caso sono centellinate e inserite al momento giusto, senza strafare come in altri casi dove risultano estremamente fastidiosi (Arch Enemy dico a voi). I
Burden Of Grief purtroppo non riescono sempre a bilanciare questa qualità per tutta la durata, incorrendo spesso in passi falsi come
'Mass Murder Society' che, in maniera identica a come espresso sopra, non è di per sè un brutto pezzo, ma che scorre un po' nell'anonimato. Queto comunque non toglie l'efficacia di canzoni alla 'Fevered Dreams' dove anche il growl di
Mike Huhmann appare decisamente più ispirato. Un grosso difetto che non contribuisce ad un voto più alto è da addossare purtroppo alla produzione, troppo pastosa sopratutto per la batteria, e non dico che doveva esserci un sound estremamente cristallino e perfetto, ma un piccolo passo in questa direzione doveva sicuramente esser preso in considerazione.
A conti fatti comunque
'Destination Dystopia' non è un album che delude le aspettative, rientrando perfettamente nella qualità media delle precedenti pubblicazioni della band, dischi molto buoni che non se la giocheranno certo per essere candidati a rivelazioni dell'anno, ma che al netto di qualche miglioria qua e là, comunque se ne escono sempre a testa più o meno alta.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?