Copertina 6

Info

Anno di uscita:2023
Durata:45 min.
Etichetta:Season of Mist
Distribuzione:Season of Mist

Tracklist

  1. OPEN FOCUS
  2. STRIFE
  3. DUHKHA
  4. TREK
  5. REFOCUS
  6. APERTURE
  7. EYE OF HORUS
  8. COUNTLESS KALEIDOSCOPES
  9. KA

Line up

  • Michel Nienhuis: vocals, guitars, bass, programming
  • David Luiten: vocals, guitars and production
  • Tijnn Verbruggen: synthesis, beat design
  • Joris Bonis: synthesis, sound design

Voto medio utenti

Gli olandesi AUTARKH sono tornati con il loro secondo album, “Emergent”, a distanza di poco più di due anni dal loro debutto discografico “Form In Motion”, pubblicato anch’esso dalla Season Of Mist il 12 marzo 2021.
Per la stesura di "Emergent", Michel Nienhuis, fondatore, chitarrista e voce degli AUTARKH (e dei DODECAHEDRON), si affida nuovamente alla collaborazione con il chitarrista e produttore David Luiten (INFERUM), il bassista Desmond Kuijk (DEAR MOTHER) e l’esperto di elettronica Tijnn Verbruggen.

Da quel che ci comunica la casa discografica con il promo che ci ha affidato, “Emergent” pare essere:

<<(…)un’esplorazione sonora dell’universo interiore dove tutte le cose si illuminano e si può incontrare l’oscurità. L’ascoltatore è attirato in un “Open Focus” (in uno stato mentale meditativo) che lo prepara ad un viaggio interiore lungo i centri energetici fisici.>>
[La traduzione è mia, mi scuso per eventuali errori].

Gli AUTARKH suonano un progressive metal dai tratti industrial, piuttosto melodico ma che in ogni caso lascia spazio anche per qualche incursione in lidi più estremi affini al death, metalcore et similia.
A differenza del loro esordio “Form in Motion”, il quale si muoveva su coordinate più estreme richiamanti un po’ alla memoria realtà come i gloriosi Strapping Young Lad, con uso dell’elettronica massiccio dove si inserivano anche echi dei Fear Factory e di musica dubstep, qui gli olandesi navigano su acque ben più quiete riducendo al lumicino le parti più tirate e aggressive, a favore di un approccio più pulito ed easy listening, e di atmosfere leggermente più dilatate.
Si avverte ancora l’influenza del genio canadese Townsend, ma di quello della fase solista, senza però purtroppo averne la stessa caratura. Così come a mio modo di vedere è udibile qualche eco proveniente dai Dream Theater dei tempi migliori.
Intendiamoci, il platter è piuttosto scorrevole, agevolato anche dalla sua non eccessiva prolissità – visto e considerato il genere 45 minuti non sono poi tanti –, e nell’insieme risulta ben suonato, però non riesco a condividerne l’entusiasmo che ho notato aver suscitato altrove (in particolar modo all’estero).
Personalmente non trovo brani particolarmente impressivi, in grado di reggere la prova del tempo, e anche la proposta generale mi appare piuttosto scontata e poco originale.
Ho preferito di gran lunga "Form in Motion"…non solo per la carica del prodotto – il cui giudizio negativo o positivo può rientrare nella sfera dei parametri soggettivi – bensì proprio per una questione di genuina autenticità.



Recensione a cura di DiX88

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