La prima “sorpresa” del 2024 risponde al nome di
Nobody’s Fool, gruppo australiano attivo dal 2002 e artefice di altri tre
album, a me completamente sconosciuti.
Una “ignoranza” da emendare quanto prima e un doveroso approfondimento che consiglio di effettuare a tutti gli estimatori di Ratt, Skid Row, AC/DC, Kix, Cinderella e
Ozzy Osbourne sparsi nel globo terracqueo, ai quali, ovviamente, suggerisco innanzi tutto un immediato contatto con questo brillante “
Time”, quarantotto minuti di cromato e ricreativo
hard n’ heavy dalle sfumature
stradaiole, un autentico sollazzo sensoriale per chi sostiene che “certi” suoni, benché privi di velleità “rivoluzionarie”, siano tuttora molto avvincenti e in grado di “attraversare” le generazioni.
Un misto di potenza e melodia inaugurato da una “
Cherie” che piacerà agli estimatori di
Ozzy e degli Scorpions, mentre Van Halen, Kiss e Britny Fox si affacciano nella pressione
anthemica di “
So wrong”, per poi passare, con “
Time”, a rendere la ricetta sonora leggermente più pastosa e
bluesy, pur mantenendo intatte energia e grinta.
Dopo i primi tre pezzi appare chiaro come il
sound dei nostri sia dunque molto “riconoscibile” nei suoi tratti stilistici fondamentali, ma allo stesso tempo è altrettanto palese quanto il citazionismo non sia mai dilagante e la
band possieda una particolare predisposizione per le costruzioni armoniche adescanti e il ritornello “a presa rapida”, due attributi che caratterizzano anche la contagiosa “
Eye for an eye”, la ruvida e
viziosetta “
Call it love” e la strisciante “
One more lie”, che ammicca felicemente al repertorio di
Alice Cooper (periodo “
Trash” e “
Hey stoopid”, in particolare).
Decisamente meno incisivi laddove, vedasi la stucchevole “
Cry for me”, si tratta di addolcire i toni, i
Nobody’s Fool riprendono a solcare territori espressivi maggiormente congeniali con le scansioni Zeppelin-
esche di “
Free”, anche se in realtà bisogna attendere il
feeling coinvolgente di “
On the road” e l’impeto pulsante di “
Smoke and mirrors” per vederli tornare pienamente a loro agio, condizione confermata anche dal
remake di “
You’ve got another thing comin’” dei Judas Priest, un “classicone” celebrato con devozione e la giusta dose di vitalità.
“
Time” è un disco che non intende ambire alla “evoluzione” del genere e ciononostante riserva tante belle sensazioni a chi lo ama, ostentando uno
standard qualitativo piuttosto elevato …
ergo, per quelli che si riconoscono nella suddetta categoria
rockofila, un’opera da non sottovalutare.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?