Registrato il 23 dicembre 2022 nella città natale dei
Dool, “
Visions of Summerland” è un albo dal vivo a cui gli olandesi tengono molto, dal momento che si tratterebbe della riproduzione di uno dei migliori (se non addirittura il migliore in assoluto …)
show della loro (abbastanza breve, finora …) parabola artistica.
Circondata dai
fans più fedeli, da amici e familiari, suggestionata dall’architettura e dalle immagini sacre
della
Arminius Church, la
band sembra in effetti affidare alla sua esibizione tutte le frustrazioni scaturite dall’impossibilità (a causa della pandemia) di supportare il secondo
album "
Summerland" con un adeguato
tour e riversa sul pubblico e sugli ascoltatori un flusso piuttosto imponente di malinconia e inquietudine, acuendo l’impatto emotivo già naturalmente presente nella fremente miscela di
gothic,
dark-rock e misticismo espressa nei due lavori in studio.
La consapevolezza che sarebbe stato anche l’ultimo concerto del gruppo con il batterista
Micha Haring (uscito dai
Dool per motivi personali) ha inoltre probabilmente contribuito a intensificare ulteriormente il fervore con cui vengono interpretati i brani, privilegiando, ovviamente, quelli tratti dal contemplativo disco del 2020 che tanto ha “sconcertato” chi aveva apprezzato il carattere più aggressivo e impetuoso di “
Here now, there then”.
A chi non considera "
Summerland" il segno evidente della maturazione di una delle formazioni europee più interessanti e intriganti della scena, non rimane che affidarsi all’energia “psichica” e alle imponenti pulsazioni
goth-wave di “
In her darkest hour”, “
She goat” e “
Oweynagat”, o, eventualmente, anche alla splendida trascrizione di “
Love like blood” dei Killing Joke, tuttavia già orientata ad una filosofia musicale maggiormente rarefatta e sospesa.
Sono certo, però, che anche i “delusi” del nuovo corso si esalteranno per la prestazione straordinariamente intensa e coinvolgente della carismatica
vocalist Raven van Dorst, finendo, magari, anche per rivalutare le sofisticate e drammatiche peculiarità espressive di "
Wolf moon", "
Be your sins", "
God particle", “
A glass forest” e “
Dust & shadow”, autentici spaccati di torbida e trasognata fuga dalla realtà, proiettati verso la discesa nei “mondi interiori” (e “inferiori”) dell’esistenza umana, dove le spirali di un
rock oscuro e magnetico fungono da evocativa colonna sonora.
Alla luce di tutte le precedenti considerazioni, mi sento di avallare la fondatezza di un’uscita
live come “
Visions of Summerland” nonostante la scarna discografia dei
Dool, attendendo con trepidazione di conoscere la direzione che intraprenderanno nel loro terzo
album previsto per la primavera del 2024.
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