Il quartetto australiano si conferma alfiere di un progressive metal tecnico, sfaccettato ed emozionante, fatto di convincenti contrasti melodici e dinamici come nel caso dell’introduttiva
“The World Breathes With Me”. Se la successiva
“Golem” punta sull’essenzialità e su un ritornello ficcante ma non banale,
“Prey” proietta l’epicità degli anni Settanta nel nuovo millennio.
Sia
“A World Without” sia
“The Stormchaser” rievocano gli episodi più intimi di
Tesseract e Muse, mentre la minimale
“Vigil” - interpretata sottovoce dal sempre ottimo
Jim Grey - sfocia nella densa e cinematografica
“Give Me Hell”, che fa il paio con la successiva e altrettanto intensa
“Sails”. Nella conclusiva
“Mute” emerge tutto il talento e il gusto del collettivo nel gestire partiture complesse e intricate, una qualità sempre più rara in molte e blasonate produzioni contemporanee.
Chissà come se la cavano sul palco i
Caligula’s Horse. Il loro tour è imminente e sarei proprio curioso di vedere di cosa sono capaci dal vivo.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?