Parafrasando il celeberrimo Thomas Prostata (per chi non lo conoscesse, uno dei tanti personaggi leggendari di “giallapasiana memoria”):
“Questo è un disco tech-death, molto tech-death....pure troppo!”
Banalità a parte, il debutto dei canadesi Apogean, intitolato Cyberstrictive, edito dalla label statiunitense The Artisan Era, è un lavoro improntato quasi esclusivamente su composizioni estremamente articolate ed aggressive, che farà indubbiamente la felicità degli ascoltatori più fanatici e amanti della tecnica.
Tuttavia, questa intransigenza sonora si riduce a un sound eccessivamente statico e distaccato, privo di soluzioni stilistiche che possano effettivamente dare un cambio di marcia all’album, rendendolo troppo uniforme. Va detto comunque che, in alcune (rare) occasioni, viene concessa qualche chance a leggere aperture melodiche che interrompono la regolarità del disco, rendendolo più digeribile; è questo il caso di With Which Ear You’ll Listen di Hueman (The Pleasure Of Burn) o della conclusiva An(t)imus (probabilmente la traccia migliore).
Nulla da eccepire sulla bravura dei musicisti che rispondono ai nomi di Dexter Forbers e Gabriel Silva Castro (chitarre), Robert Tam (basso), Jacob Wagner (batteria) e Mac Smith (vocalist dal growl poliedrico che può essere profondo o urlato), dotati di abilità di prim’ordine.
Concludendo, Cyberstrictive pur essendo un album suonato bene e qualitativamente valido, rimane prigioniero dei suoi rigidi schemi compositivi, che ne limitano le potenzialità, rendendolo un lavoro freddo ed eccessivamente cervellotico; un disco tutto brutalità e tecnica all’ennesima potenza, ma con poco cuore.
Chissà, magari lo scopo degli Apogean era proprio quello di creare un prodotto simile, accessibile a pochi, anzi pochissimi (pure troppi?)...in tal caso, hanno raggiunto pienamente l’obiettivo!
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