Cryptic Confinement è l’intrigante monicker scelto dal chitarrista-polistrumentista texano Zakk Weathersby per il suo progetto solista, giunto alla terza fatica discografica, intitolata Tempestuous Demise e uscita per la Sliptrick Records.
L’album, interamente strumentale, ci offre una visione musicale compatta, eppure estremamente tirata; si tratta si un disco caratterizzato da forme spiccatamente “thrashiose”, particolarmente incisive, ma anche da trame melodiche accattivanti, sempre attentamente curate.
L’intero lavoro è avvolto da un’aura di claustrofobica drammaticità che riesce sempre ad emergere prepotentemente all’interno delle composizioni, sposandosi sorprendentemente bene con la loro musicalità, o con qualche leggera influenza progressiva, presente all’interno della struttura di alcuni brani, su tutti, Black Aura Of Daimonion, Suffer The Path Of Screams, The Infernalist, oppure ancora, Sanity Cracked By Depravity.
Il difetto di Tempestuous Demise? Probabilmente la sua eccessiva durata (circa 47 minuti).
In effetti, considerando che parliamo di un album totalmente strumentale e, che oltretutto, si basa su un sottogenere alquanto limitato, dal punto di vista delle soluzioni stilistiche, viene da pensare che avrebbe giovato maggiormente un platter più snello, onde evitare di incorrere nel pericolo di ripetere determinate partiture. Eppure, la commistione di diversi componenti, talvolta anche antitetici tra loro, adottata dai Cryptic Confinement, unitamente al talento di Weathersby, il quale spesso si abbandona a virtuosismi di tutto rispetto, oppure in altre circostanze, genera brani dal processo evolutivo articolato e assolutamente inatteso, sono tutti elementi che alla fine si rivelano vincenti e rendono il lavoro incisivo, variegato e, al tempo stesso, coinvolgente.
Tempestuous Demise è un disco di qualità e quantità, dominato da una crescente e palpabile inquietudine, perfettamente espressa dall’incedere senza sosta delle ritmiche incalzanti e dal certosino lavoro chitarristico di Zakk, atto a creare dei tumultuosi vortici sonori da cui l’ascoltatore si fa volentieri fagocitare, per sprofondarvici piacevolmente.
Congratulazioni Mr. Weathersby; veramente un disco di tutto rispetto!
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