I
The Monolith Deathcult sono un complesso olandese attivo fin dall’ormai lontano 2002; inizialmente dediti ad una sorta di brutal death moderno, e che in seguito ad un graduale processo evolutivo, hanno accorpato nel loro sound elementi sinfonici ed elettronici che conferiscono un’aura avantgarde alla loro proposta.
“The Demon Who Makes Trophies of Men” è la loro nuova release (la nona), ed esce sotto l’egida della
Human Detonator Records.
Dispiace dire che purtroppo questa si configura come un prodotto piuttosto banale, dando l’impressione di un miscuglio di correnti musicali non perfettamente coese tra loro. Tuttavia non è questo il problema principale, bensì lo scarso livello qualitativo generale del lavoro, ascrivibile prevalentemente ad un songwriting scadente che “razzola” per lo più in superficie.
L’LP si muove su coordinate che variano dal death, con alcuni apici piuttosto brutali, alla musica elettronica, al nu metal più alternative e commerciale di band come i Limp Bizkit, fino all’industrial con le più svariate contaminazioni. Inoltre, di frequente, si affaccia una componente cinematografica, facilitata anche dall’utilizzo di vari samples, che talvolta risulta interessante, come per esempio nella
“title-track” posta in apertura; dove tra l’altro appare particolarmente azzeccata la miscela di metal estremo, elettronica ben ritmata e orchestrazioni sinfoniche.
Componente cinematografica discretamente elaborata anche in
“Gogmagog – The Bryansk Forest Revisited”, in cui, tra i vari elementi, la vecchia anima death degli olandesi assume una sembianza deathcore, impreziosita da assoli melodici intriganti e ben amalgamati al forte substrato elettronico di cui già più volte abbiamo fatto menzione.
Purtroppo però due brani sono pochi per tenere in piedi un album…
Per il resto, non sono sufficienti, a rendere interessante questa nona uscita dei
The Monolith Deathcult, i mood cibernetici e il feeling richiamante i Rammstein di
“Kindertodeslied MMXXIV”; o il groove marcato, con buoni spunti nei giri di basso, di
“Matadorrrrr”, e le atmosfere vagamente death/doom di matrice USA, miste a proposte più orecchiabili come quelle dei già citati Rammstein di
“Three-Headed Death Machine”.
Un po’ meglio la conclusiva
“I Spew Thee Out of My Mouth MMXXIII”, dove si tenta un mix tra parti sulfuree, mutuate dalle sfaccettature più seminali dell’arte estrema, con atmosfere eteree e nuovamente sconfinanti nel cyber metal, richiamanti vagamente i Fear Factory.
“The Demon Who Makes Trophies of Men” è un full-length che cerca di stupire con un discreto arsenale di artifici, e con una promozione che ce lo introduce con toni altisonanti… Ma che alla resa dei conti, duole dirlo, lascia tutti a bocca asciutta.
Recensione a cura di
DiX88
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