Seconda fatica discografica per gli svedesi
New Horizon, creatura musicale partorita dalla mente del polistrumentista
Jona Tee (già nei
Crowne) che qui si occupa di tutto, tranne che della voce, affidata al nuovo ruggente vocalist
Nils Molin (
Dynazty).
Conquerors, uscito per la “nostrana”
Frontiers Records, è un’equilibrata composizione di power melodico ed heavy metal tradizionale, con un retrogusto AOR che rifinisce l’album, conferendogli un alone catchy che, in virtù della particolare commistione di generi, non guasta mai.
Il sound dei Nostri ricorda vagamente, tanto per intenderci, quello degli
Edguy più ruffiani, del periodo Hellfire Club/Rocket Ride.
Il disco funziona bene; merito soprattutto della sua spiccata musicalità e di refrains dalle linee melodiche incisive che, se da un lato, prestano un pò troppo il fianco ad un’eccessiva leziosità, dall’altra parte, non scadono mai nella banalità, ma anzi, riescono a lasciare sempre il segno (tranne nell’insipida ballad dal sapore avantasiano,
Before The Dawn).
Quasi tutte le composizioni fanno abbondante utilizzo della doppia cassa (si pensi all’opener
Against The Odds,
Apollo, alla schizofrenica
Fallout War o ancora, a
Messanger Of The Stars), alternandola a dei mid tempo (
Daymio,
Shadow Warrior o la spigolosa
Edge Of Insanity), in cui, nonostante delle ritmiche più cadenzate, la qualità delle trame melodiche si mantiene sempre su livelli discreti, favorita da un’invidiabile aggressività musicale, da chitarre efficaci e anche dal timbro
Nils Molin, sempre particolarmente graffiante e dotato di un range di tutto rispetto!
L’unico elemento che non convince pienamente, è l’opulento utilizzo di alcuni suoni di tastiera (vedasi
King Of Kings) un pò troppo moderni, (ma, del resto, se questi effetti li usa addirittura il grande Jens Johansson, perchè non potrebbero farlo i
New Horizon?)
Tirando le somme,
Conquerors, che si chiude con una rivisitazione molto personale di
Alexander The Great degli Iron Maiden, si rivela un lavoro decisamente gradevole.
Vero è che, talvolta, potrebbe dare la sensazione di “già sentito” o di sembrare troppo scontato in alcune soluzioni adottate ma, in realtà, è proprio la sua semplicità, il suo essere cosi diretto e la scelta (volutamente ponderata) di optare per delle trame melodiche cosi dannatamente adulatorie, ad essere il vero e proprio punto di forza dell’intero disco.
Complimenti
New Horizon: a sto giro, promossi!
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