I
Servant ritornano dopo solo un anno dal precedente album con un disco che è una sorta di manifesto.
Ascoltandolo più volte ho capito che ai teutonici non frega nulla di offrire la solita solfa o del metal estremo feroce sulla carta ma sconclusionato negli obbiettivi.
I quattro hanno ben chiaro quello che vogliono fare ma alla loro maniera; per picchiare picchiano, basta ascoltare le tracce “
Temple” e “
Fury" col tremolo picking e blast beat che invadono i padiglioni auricolari ma con un afflato swedish nel tocco.
Invece in “
Devil” i tempi si fanno intermedi, sempre con demoniaca abnegazione verso la nera fiamma con interventi furibondi ma con in più un mood malinconico in certe sezioni.
“
Death” pur conservando l’approccio estremo ha qualche reminiscenza heavy classica a partire dall’assolo e certi riff puliti; la titletrack è un mid tempo dove la melodia è portante dato che pervade il tutto e ci sono anche delle tastiere a dare corpo al pathos emotivo doloroso e umbratile che quest’ultima possiede, davvero una bella scoperta.
Devo dire che questo quartetto ha delle frecce al proprio arco in più rispetto ai colleghi, album che va ascoltato più volte per poterlo apprezzare nella sua completezza e nella varietà del suo essere black metal.
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