Inaspettatamente alcuni passaggi del brano iniziale da cui prende titolo questo demo, vedi gli arpeggi delicati, la sottile atmosfera vintage, le parentesi irrobustite da una vena hard e certamente il particolare canto acuto di Cosimo Crott, mi hanno risvegliato ricordi del lontano passato, brandelli di antichi e storici capisaldi del rock italico firmati da monumenti quali Le Orme, i New Trolls o il Balletto di Bronzo. Ovviamente parlo di riverberi del tutto personali, basati sullo stimolo di piccoli cenni appena percettibili, che mi hanno indotto a formulare questa analogia così azzardata all'interno di un contesto senz'altro piuttosto diverso. Si tratta infatti di un lavoro assolutamente contemporaneo ad opera dei Bullet Train, gruppo toscano di recente costituzione (2003) ma formato da musicisti di buona esperienza, impegnati da molti più anni in altre bands votate al metal tradizionale. Per questo motivo il sestetto toscano pur riconoscendo influenze riconducibili al prog settantiano, rivendica ugualmente la vicinanza al filone thrash metal, ventilando così un connubio stilistico sulla carta piuttosto ardito e di non facile attuazione. Una conferma della doppia attitudine dei Bullet Train emerge da un brano come "Canzone di rabbia", la quale rinuncia alle forme prog-rock per rendersi fortemente debitrice della scuola thrash bay-area, privilegiando l'impatto aggressivo puramente heavy e gli spunti ritmici massicci e frenetici. Non c'è neppure il tempo di porsi domande sull'identità dominante dei Bullet Train che ritornano i toni eleganti e nostalgici della notevole "Il castello del tempo", bell'episodio in crescendo nuovamente rivestito da una patina dal sapore seventies. Canzone che coagula efficacemente sia la tradizione prog classica che le moderne riletture metal, dove spiccano il lavoro non invadente delle tastiere e quello asciutto e graffiante delle chitarre, l'atmosfera notturna e riflessiva ed un aspetto melodico particolarmente intrigante. Forse l'aggiunta di una coda strumentale più estesa avrebbe giovato, mentre invece il pezzo si chiude in maniera brusca ed affrettata, ma nel complesso il risultato finale appare molto positivo. Per finire, "A Silvia" riprende in parte il tema precedente grazie ad uno sviluppo agrodolce, che assume la forma di una ballata romantica. Qui il tappeto di chitarre robuste lascia ampio spazio alla fase vocale e ad un testo amaramente dedicato a giovani ragazze ed allo sbocciare della loro femminilità. Se volessi insistere nel parallelismo iniziale, tirare in ballo la famosa "Gioco di bimba" sarebbe fin troppo facile. Considerando positivamente anche la confezione del disco assai curata e professionale, è chiaro che la prova dei Bullet Train mostra un gruppo con tutte le carte in regola per portare avanti un discorso futuro interessante ed originale. Probabilmente sarà necessario attuare qualche aggiustamento stilistico, visto che in qualche momento il sound sembra troppo retrò-prog per piacere ai fans del metal ed in altri troppo spigoloso per gli amanti del rock d'annata. A meno di riuscire nella completa integrazione delle due direttrici, operazione per il momento soltanto allo stadio embrionale.
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c.crott@libero.it - Sito Web www.bullettrain.it
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