Nonostante l’inevitabile “fermento” per l’imminente reunion dei
Dream Theater con il figlio prodigo Mike Portnoy, il tastierista
Jordan Rudess ha comunque trovato il tempo per una nuova pubblicazione solista dal titolo
“Permission To Fly”.
Musicalmente si tratta di un lavoro in continuità con il precedente
“Wired For Madness”, ma ha dalla sua una coesione maggiore - grazie, in particolare, alla presenza di una vera e propria band di supporto a Rudess - e una formidabile punta di diamante nella voce del cantante
Joe Payne (che non sentivo dai tempi di
“Dust” degli Enid), capace di conferire quel calore spesso difficile da cogliere nelle composizioni del virtuoso artista americano.
Tra gli immancabili tributi agli ELP (l’Hammond di
“The Final Threshold”), agli Yes (
“Into The Lair”) o alla fusion più cervellotica (
“Haunted Reverie”), a spiccare sono i brani più soffusi affidati all’ugola del sopraccitato Payne, capace di emozionare come non accadeva dai tempi di
“Rhythm Of Time”, quando al microfono c’era Kip Winger (
“Embers”, “Shadow Of The Moon”, “Footstep In The Snow”).
Echi dreamtheateriani emergono nelle epiche
“The Alchemist” e
“Eternal”, mentre la chiusura è affidata a
"Dreamer", un brano sinfonico dal piglio morriconiano ispirato ai tragici avvenimenti in corso in Medio Oriente.
Quando basta una sola carta per vincere una partita.
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