Le altalenanti vicende dei Diamond Head sono assai note al pubblico dei
metalofili: da “promessa” della
NWOBHM a grandi incompresi, per poi acquisire nuovamente una meritata visibilità (anche grazie a sponsor autorevoli come Metallica e Megadeth, …) con un relativo ritorno sulle “scene” forse non del tutto all’altezza delle aspettative.
Le forti personalità dei due
leader della
band,
Sean Harris e
Brian Tatler, culminato nella loro (reiterata) separazione, ha verosimilmente contribuito a rendere più intricata l’intera situazione, ed è sufficiente ascoltare questo “
Notorious”, realizzato nel 1990 dal prestigioso cantante con il chitarrista
Robin George, per rendersi conto di quanto fossero lontane dal passato le intenzioni espressive di questo nuovo progetto.
Del resto, anche
George (che aveva già collaborato con
David Byron,
Phil Lynott, …) aveva avviato un’interessantissima carriera solista dedicata ad una forma piuttosto peculiare di
hard melodico (“
Dangerous music” … qualcuno lo ricorda?) e insieme non potevano proprio limitarsi a un riciclaggio di tematiche musicali già sviscerate, tentando altresì, in qualche modo, pure l’espugnazione del “grande pubblico”.
Un “azzardo” che non pagò molto, in realtà, dacché i
Notorious non furono accolti con particolare entusiasmo dall’austero uditorio di riferimento, non “sfondarono” in altre platee e non andarono oltre il debutto, ma personalmente ho sempre apprezzato il risoluto “eclettismo” con il quale i nostri affrontavano questa “disfida” artistica, incuranti delle eventuali conseguenze.
Ovviamente, se oggi ne parliamo, allo stesso tempo considero l’opera assolutamente degna di “riscoperta”, almeno se non disdegnate il
rock melodico mescolato con il
pop e il
funky, tra il Dan Reed Network e i The Distance, lambendo talvolta addirittura certe soluzioni care agli INXS.
Il tutto pilotato superbamente dalla voce affascinante di
Sean (a tratti davvero
Plant-iana …) e sviluppato attraverso la sei corde estrosa di
Robin, capaci di esordire con la
verve adescante di “
The swalk”, per poi irrobustire leggermente il suono tramite il broccato
hard-blues di “
This night” (qualcosa tra FM e The Law) e in “
You need more” sfornare un
gioiellino sonoro dal suggestivo
pathos adulto.
Le pulsazioni avvolgenti e accattivanti di “
Arianne” mostrano il lato maggiormente “accessibile” dei
Notorious, e se “
Losing you” è uno
slow enfatico dominato dall’ugola di
Harris e dagli arpeggi di
George, “
Radio silence” riprende a sfoderare un
groove particolarmente incisivo, di fronte al quale rimanere indifferenti è davvero complicato.
Le cangianti “
Eyes of the world” e “
Touch” rappresentano la porzione più “temeraria” del programma, acquisendo ammirazione e qualche perplessità, le stesse, queste ultime, che si aggiudica la stucchevolezza di “
Love fades” e che si dissolvono infine di fronte alla ballata
soul “
I believe in you”, emozionante pur nella sua sostanziale semplicità formale.
Robin George ci ha lasciato recentemente e di
Sean Harris si sono perse le tracce (ad un certo livello, almeno …) … insieme non realizzarono un “capolavoro” e ciononostante rispolverare questo misconosciuto sodalizio mi ha fatto davvero piacere … la stessa sensazione che spero proviate anche voi, qualora vorrete concedergli una possibilità d’ascolto.