Copertina 9

Info

Anno di uscita:2024
Durata:62 min.
Etichetta:Columbia
Distribuzione:Sony Music

Tracklist

  1. BLACK CAT
  2. LUCK AND STRANGE
  3. THE PIPER’S CALL
  4. A SINGLE SPARK
  5. VITA BREVIS
  6. BETWEEN TWO POINTS (MONTGOLFIER BROTHERS COVER)
  7. DARK AND VELVET NIGHTS
  8. SINGS
  9. SCATTERED
  10. YES, I HAVE GHOSTS
  11. LUCK AND STRANGE (ORIGINAL BARN JAM)

Line up

  • David Gilmour: guitars, vocals
  • Guy Pratt: bass
  • Tom Herbert: bass
  • Adam Betts: drums
  • Steve Gadd: drums
  • Steve Distanislao: drums
  • Rob Gentry: keyboards
  • Roger Eno: keyboards
  • Romany Gilmour: harp, vocals

Voto medio utenti

Nel 1989 era uscito un bel film con Mattew Broderick, Dustin Hoffmann e Sean Connery dal titolo “Sono Affari Di Famiglia”, questo lo si potrebbe definire anche il nuovo, splendido lavoro dell’ex chitarrista dei Pink Floyd.
Questo ritorno discografico vede il buon David proseguire il lungo sodalizio artistico con la consorte, la giornalista e scrittrice Polly Samson, ma coinvolge vari membri del nucleo famigliare tra cui la più piccola, Romany Gilmour.
Bisogna dire che questo nuovo parto creativo che comprende otto brani originali, una cover e due bonus è un concentrato di buona musica che spazia tra blues, pop di gran classe, graffi rock e richiami floydiani ma sullo sfondo che solo gli aficionados della disciolta formazione britannica coglieranno tra i quali il sottoscritto.
Si parte con la titletrack dopo l’introduzione strumentale “The black cat”; bisogna dire che è un bel blues gagliardo ed il nostro ha un timbro vocale che nonostante gli anni che passano conserva ancora tutto il pathos emotivo.
La seguente “The piper’s call” (forse un riferimento inconscio al primo disco dei Floyd) è un bel pezzo semiacustico pop con cori, percussioni ed un bel ritornello che si irrobustisce sul finale con un solo bluesy graffiante.
Veniamo ora a “Between two points” cover dei Montgolfier Brothers; preceduto dalla breve strumentale “Vita brevis” ecco che qui fa capolino la giovane figlia del celebre chitarrista.
Devo essere sincero, avevo dei seri dubbi al riguardo perché spesso i figli d’arte difficilmente ereditano i geni artistici, invece qui mi sono dovuto ricredere perché la ragazza se la cava molto bene interpretando un brano amaro con una bella voce dolce ma emotivamente perfetta, l’arpa che suona si sente e sul finale interviene cotanto padre con un assolo dal marchio inconfondibile.
In “Sings” si sente un sapore soffuso, morbido con tastiere e tocchi soffici degli strumenti; un brano pop armonioso e perfetto.
In ultimo mi voglio soffermare sulla bonus “Yes, i have ghosts”; composizione acustica condotta in duetto dal chitarrista con la figlia Romany.
Qui la chitarra danza con le orchestrazioni ed i delicati tocchi d’arpa della ragazza in questa ballata dal tocco folk.
Ragazzi miei, questo album conferma il detto che più il vino invecchia più diventa buono; ritorno semplicemente incantevole, va ascoltato più volte perché nasconde diversi colori musicali e soprattutto il commiato all’amico di sempre Richard Wright perché recupera le ultime incisioni fatte dal tastierista, album che va dritto nella mia top del 2024.



Recensione a cura di Matteo Mapelli

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