Gli statunitensi
Escuela Grind giungono a tagliare il fatidico traguardo del terzo full-length, rilasciato sotto il patrocinio dell'etichetta
MNRK Heavy, dal titolo
"Dreams on Algorithms".
"
Dreams on Algorithms" esce a distanza di meno di un anno dalla loro ultima pubblicazione, l'EP:
"DDEEAATTHHMMEETTAALL".
Rispetto ai quattro brani contenuti nell'EP, il quale presentava un sound Hardcore / Sludge pesantemente influenzato, come si poteva evincere dal titolo, dal Death Metal, qui gli
Escuela Grind sfoderano un sound Hardcore dalle tinte Grind e Powerviolence, più o meno sulla scia di
"Memory Theater" del 2022.
Su dischi come
"Dreams on Algorithms" non vi è molto da raccontare, poiché, generalmente, tutto viene incentrato sull'impatto sonoro, in prevalenza costituito tramite l'accorpamento di raffiche "metalliche" continue (pur non essendo puramente Metal) con urla potentissime che investono in faccia l'ascoltatore, e anche gli
Escuela Grind non fanno certo eccezione. In ogni caso, i giovani americani promuovono un notevole utilizzo di dinamiche sincopate, ritmi convulsi che donano un grande groove alla loro proposta – sensazione acuita da una produzione muscolare e corposa –, oltreché un dinamismo non eccessivamente prevedibile come invece ci si potrebbe aspettare da questo tipo di musica. Molto avvincenti risultano inoltre le ripartenze folgoranti, dove Grind, Thrash, Death / Deathcore (la presenza di
Vincent Bennett in
"Constant Passenger" non è casuale) si amalgamano in un unico costrutto che si ripercuote anche nelle vocals. Sembra incredibile, o forse ormai sempre meno, dato l'andamento attuale dell'estremo, ma è la graziosa
Katerina a destreggiarsi al microfono, tra urla Hardcore, growl Death Metal, harsh vocals… e chi più ne ha più ne metta. Si evince che trattasi di una donna esclusivamente nella terminale
"Turbulence", presentante alcuni inserti atipici di fattura Alternative Rock che lascano trasparire la sua voce allo stato naturale, o quasi.
"Dreams on Algorithms" è un lavoro che nei suoi 30 minuti si ascolta con grande piacere, risultando forte di un songwriting tutto sommato "ben elaborato", e soprattutto di una prestazione sopra le righe, sia per convinzione che per attitudine.
Niente di originale, e l'influsso di band come
Napalm Death,
Repulsion e
Man Is the Bastard è innegabile… ma d'altronde questa è una premessa quasi scontata.
Un ascolto leggero nella sua pesantezza, adeguato per chiunque abbia ancora desiderio di rompersi le ossa del collo, o perfino altre in qualche mosh pit, senza porsi troppi pensieri per i postumi dell'indomani.
Recensione a cura di
DiX88
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