I deathsters di Fargo tornano dopo due anni con il secondo album ed esordiscono con la conterranea
20 Buck Spin.
Devo dire che i nostri hanno non uno, non due ma ben tre chitarristi in formazione e si percepiscono tutti; la loro formula predilige un metal estremo lento, possente, dai toni doom e che sappia sfruttare bene le atmosfere maligne.
Ascoltevi bene le tracce “
Blood quantum” e l’oscura e breve “
In alluring deceit” perché capirete ciò che voglio intendere; le chitarre hanno anche una discreta tecnica negli assoli melodici che contrastano il climax tenebroso delle composizioni.
Il frontman ha diversi registri con i quali cerca di interpretare l’affresco sonoro estremo partendo da un tono cavernoso e profondissimo, modello scarico di lavandino a urla quasi hc passando da interventi in pig squeal che personalmente non amo molto questa tecnica vocale ma qui ci stanno benissimo.
C’è anche una punta di orgoglio personale perché la formazione ha intitolato un brano “
Midwest death”; cadenze plumbee, chitarroni compressi e vocione rantolante.
La produzione è sporca il giusto perché esalta il marciume sonoro anche se la batteria mi piace poco ma è un gusto personale; album che non annoia, un buon ritorno decisamente convincente, bravi
Maul.
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