Avviso a tutti quelli che magari già da un po’ di tempo hanno la bontà di leggere le mie farneticazioni su
Metal.it: in questa disamina di “
Megalomanium II” finirò per ripetermi, consapevolmente e in misura maggiore del solito.
Ribadirò, infatti, che gli
Eclipse hanno ormai trovato una formula espressiva consolidata e che non hanno evidentemente intenzione di deviare da tale schema, il quale, tra l’altro, sta dando loro parecchie (meritate) soddisfazioni.
Confermerò come l’abilità nel costruire melodie e ritornelli a “presa rapida” e la volontà di strizzare l'occhio al
mainstream con acume e integrità siano ancora una volta aspetti fondamentali della loro proposta musicale, una configurazione di
hard melodico molto adescante, in grado di riconquistare quella doverosa collocazione nella “radiofonia” contemporanea che invece ultimamente è ammorbata da sonorità molto meno nobili.
Affermerò con convinzione quanto anche “ripetendosi” nella “forma” si possa essere capaci di appassionare i propri seguaci (sperando che in qualche modo tale asserzione possa valere pure per gli umili “scribacchini” …), puntando sulla “sostanza” di una scrittura ispirata e di interpretazioni intense e coinvolgenti.
Ciò detto, non rimane che fornire a corredo qualche piccola indicazione specifica sui contenuti dell’albo, cominciando da “
Apocalypse blues” che irrompe nei sensi come un turbine di melodia e grinta e passando a “
The spark”, tanto “ruffiana” e screziata di
kitsch che, dopo averne stigmatizzato il
mood da
Eurovision Song Contest, si finisce per canticchiarla quasi senza accorgersene.
Se pensate che Scorpions, Ten e Bon Jovi possano lietamente convivere in un’unica canzone eccovi servita “
Falling to my knees”, mentre “
All I want” aggiunge un viscerale tocco Foo Fighters-
esco ad un programma che anche grazie alle velleità
malinconico-poppettose (vagamente alla Coldplay / The Killers …) della successiva “
Still my hero” punta dritto a consolidare un ampio e variegato bacino d’utenza.
Difficile, a questo punto, trovare qualcosa di meglio di una palpitante ballata come “
Dive into you” per rinsaldare ulteriormente il suddetto obiettivo, senza dimenticare, poi, di aggiungere al calderone sonoro un evocativo frammento di
folk n’ western intitolato “
Until the war is over”, concessione ad una materia di certo facente parte del ricco bagaglio artistico degli
Eclipse.
Un
background che poi si esalta con il dinamismo incalzante di “
Divide & conquer” e trova terreno fertilissimo in “
Pieces” e nella passionale “
To say goodbye”, due esempi scintillanti di
Rock Adulto per il terzo millennio.
La “botta” conclusiva la riserva la poderosa “
One in a million”, costruita su suggestivi chiaroscuri e capace di conferire all’opera un opportuno
addendum di tensione e impeto emotivo.
In definitiva, diciamo dunque che “
Megalomanium II” avvalora il ruolo di spicco degli
Eclipse nel
rockrama odierno e lo fa attraverso la riproposizione della loro più recente visione artistica, schivando l’incombente pericolo della vanagloria (o della
megalomania, se preferite …), dell’autocompiacimento e dell’apatica
routine … per ora, direi che ci si può “accontentare” anche in assenza di novità di rilievo.