I brasiliani
A Dead Poem, sin dal monicker scelto, mettono subito in chiaro i loro riferimenti discografici: Rotting Christ del loro periodo "gotico" che, in una sorta di ben bilanciato equilibrio, vengono intersecati con i Katatonia dei primi due album.
"Abstract Existence" è, nella sostanza delle cose, una fusione delle atmosfere, del riffing, delle melodie e dell'attitudine dei due mostri sacri appena citati.
Niente di più e niente di meno.
Semplice devozione?
Io direi decisamente di si perché non esistono velleità commerciali a proporre un album del genere, un album, cioè, ancorato alla metà degli anni '90, registrato con i criteri dell'epoca, assolutamente non originale e, certamente, distantissimo da ogni forma di "modernità".
In alcuni frangenti (forse troppi) siamo ai limiti del plagio, tuttavia gli
A Dead Poem sono sinceri e suonano quello che piace loro, e lo fanno "bene".
Le melodie sono indovinate, l'atmosfera generale plumbea come deve essere in un album con queste velleità doom/dark, alcuni sprazzi più duri giovano al risultato finale, così come gli intermezzi acustici che ci riportano alla darkwave degli anni '80, insomma, messo da parte ogni capriccio critico, l'ascolto di
"Abstract Existence" è una esperienza piacevole, soprattutto per i nostalgici di un suono, e di un periodo musicale, che sono ormai lontanissimi ma che, ancora, sono in grado di regalare emozioni.
Ora, Katatonia e Rotting Christ, in quanto a qualità, restano fioche luci nell'orizzonte dei brasiliani, e, francamente, sarebbe stato troppo aspettarsi di più, ma se esistono ancora musicisti che credono nella musica "vera" nel 2024, io non posso che esserne felice e far girare nel mio lettore questo dischetto che, in un modo o nell'altro, riesce a far apparire un nostalgico sorriso sul mio volto.
Un sorriso solo ed esclusivamente per anziani.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?