In Italia il rock progressivo ce l’abbiamo nel sangue, e sono realtà come i
Raven Sad a ricordarcelo. Il nuovo
“Polar Human Circle” è un bel caleidoscopio di influenze che spaziano dall’intensità dei
Marillion dell’era Hogarth alla ruvidezza dei
Porcupine Tree di inizio millennio (
“Andenes”, “The Obsidian Mirror”), dal neo-prog più patinato (
“When The Summer Collapses Into Fall”) alle spigolose soluzioni ayreoniane (
“The Bringer Of Light”).
Le incursioni sinfoniche caratterizzano la breve
“A Tiny Passage To Outer State” e la lunga ma accessibile titletrack, mentre la vera sorpresa è l’ottima
“Point Nemo”, con l’elegante tromba di
Alessandro Drovandi e le atmosfere fumose da Bang Bang Bar di twinpeaksiana memoria.
Promossi.
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