Malacath è una Black metal band statunitense fondata nel 2011 a West Swanzey, New Hampshire. Il progetto nasce dalla visione di
Lykos che, inizialmente, si è occupato di tutti gli strumenti e delle parti vocali. In seguito, nel 2022, la formazione si è arricchita grazie all'ingresso di
Hiraeth (già attivo negli ottimi
Caustifrüst), come batterista ufficiale.
Il nome
Malacath sembrerebbe essere ispirato al
Principe Daedrico Malacath dell'universo di
"The Elder Scrolls" (una serie di videogiochi), figura simbolo degli emarginati e dei reietti.
I
Malacath dopo aver già rilasciato in meno di quindici anni un discreto numero di pubblicazioni tra demo, split, EP e ben quattro full-length, pubblicano in questi giorni di febbraio 2025 la loro quinta opera lunga:
"Eternal Roar of the Thunder and Rain", grazie al patrocinio della
Eternal Death.
"Eternal Roar of the Thunder and Rain" è un album davvero ben realizzato e che riesce a riprodurre alla perfezione il Black atmosferico e melanconico dai suoni raw della prima metà dei '90 (o poco seguente). In questo caso contraddistinto dalla dicotomia costituita dalla gelida violenza e dal sentimento nostalgico struggente, caldo, passante sia dall'intercapedine di alcune tonalità di scream, che da taluni ricami solistici dal tocco quasi Hard rock.
I punti di riferimento per questo lavoro degli americani – probabilmente il più romantico di quelli finora realizzati – credo sia possibile rinvenirli nelle atmosfere Depressive del
Conte e, ancor di più, in quelle di
"As the Wolves Gather" (1994) dei
Forgotten Woods, a cui, per rendere meglio l'idea, si può aggiungere un tocco Cascadian molto ruvido (ravvisabile persino in qualche sottofondo naturalistico) sulla scia del primo
Ash Borer, e di quel DSBM a esso stilisticamente in parte legato (i
None, per esempio).
Un album in cui la malinconia assume toni solenni e maestosi, come si può evincere fin dalla sinistra e lunga introduzione strumentale della prima traccia:
"Boreal Wolves".
Gli statunitensi giocano il loro Black metal su passaggi piuttosto lenti e circolari, dai tratti ipnotici, talvolta asfissianti, tal altra misteriosi e quasi sognanti… È tanta la carica emotiva di questo disco, estremamente legato all'immaginario della natura primordiale, dell'attaccamento alla terra e al sangue.
Ed è questa potenza emotiva sgorgante da ciò che più genuino vi è nella dimensione carnale dell'uomo a rendere, a distanza di ormai molti anni, ancora vincente il Black metal.
E dunque, non ho dubbi, sul fatto che le armonie scaldate al calor bianco, lo strazio della passione, la ripetitività estraniante, abbracciata dalla grazia di arrangiamenti ispirati e avvolta da una produzione cruda, contenuti in
"Eternal Roar of the Thunder and Rain", sapranno far ardere la fiamma nera che si cela al vostro interno.
Recensione a cura di
DiX88
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