Arrivano all'omonimo debutto gli italo-americani
Diamantide (bel gioco di parole, peraltro riproposto in copertina), che si autoproducono questo primo album.
La band gira intorno alla figura del chitarrista
Max Maggiari, ma poggia le sue coordinate sonore sulla voce di
Nadin Zakharyan, una adepta di Cristina Scabbia. Le canzoni di questo album, sbandierato come prog metal, di prog hanno ben poco (tranne forse il ritmo dispari di "
Faces"), ed oscillano invece tra il power di pezzi più tiratini come l'opener "
Madness" ed un metal mooolto più oriecchiabile e Spotify-friendly in canzoni come "
Poor Kings", peraltro scelta come uno dei singoli. Le canzoni conservano una ariosità che mi fa ricordare spesso i DGM, senza le 'intricatezze' compositive dei nostri eroi. E non è un caso, credo, la presenza di Mark Basile in persone sulla bella "
Madness", oltre che di altri nomi di rilievo (Tom S. Englund, Roberto Tiranti al basso in "
Born Again").
L'album scorre via innocuo e piacevole, la voce di Nadin si difende più che bene; peccato per un mix che mette la batteria troppo avanti (e che brutti suoni di chitarre ritmiche!), e per degli arrangiamenti un po' banali, che fanno forse perdere qualcosa in personalità a questo "Diamantide", ma sicuramente gli aprono porte per un futuro airplay. I ragazzi sono da tenere d'occhio.
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