Siete pronti per una nuova entusiasmante “avventura” (come amano definire le loro uscite discografiche) dei
Throne Of Iron?
La band americana, proveniente dall’Indiana, dopo il discreto
Adventure One, ci propone, sempre tramite la gloriosa
No Remorse Records, il seguito del proprio debutto discografico.
Adventure Two (certo, a dirla tutta, un pò più di creatività nella scelta dei titoli, non guasterebbe), mantiene sostanzialmente inalterate tutte quelle peculiarità stilistiche che avevano caratterizzato il suo predecessore, con qualche opportuna variazione tematica che tende ad inasprire gradevolmente il sound della band.
Siamo difatti sempre al cospetto di un heavy metal a forti tinte epiche, con buone trame melodiche, che però, rispetto al passato, si fa più corposo nella sostanza. Inoltre, iniziano a delinearsi improvvise e gustose accelerazioni ritmiche (vedasi la caleidoscopica
The Final Rage, o anche le schizofreniche
Upon A Bloody Shore o
The Holy Fire Of St. Djezzargh) che rendono il disco quanto mai imprevedibile e, a tal proposito, l’ingresso del nuovo bassista
Arzab Of The Howling Abyss, si rivela una scelta quanto mai indovinata, in quanto, conferisce alla musica dei
Throne Of Iron, una provvidenziale sferzata di energia e di freschezza compositiva.
Oltre a quanto sopra, rispetto all’esordio, alcuni riffs chitarristici, curati dalla coppia
Thucker Thomasson-Corwin Deckard, risultano ispessiti e gli assoli suonano più ficcanti, generando un muro sonoro decisamente più incisivo e intrigante, in linea con le linee vocali che, dal canto loro diventano più feroci, aumentando l’alto tasso di aggressività di cui è pregno l’intero lavoro. Ne sono un fulgido esempio diverse tracce, a partire dalla opener
Denied, passando per le ruvide, ma emotivamente tirate,
Divine Smite, Detect Evil, The City Of Brass, o ancora, la conclusiva
The Ninth Level.
Probabilmente, l’unica pecca di questo valido full-length ma, più in generale, dei
Throne Of Iron, risiede in una certa carenza a livello di personalità, specialmente se paragonati a tante altre realtà emergenti all'interno del filone "U.S. Epic", fortemente debitore nei confronti di bands immortali, quali
Manilla Road,
Omen,
Warlord e affini.
Adventure Two, volendo cercare a tutti i costi il classico pelo nell’uovo, è un album che forse risulta eccessivamente schematico e in cui obiettivamente, i Nostri avrebbero potuto mettere un pò più di farina del loro sacco, ma è altresì vero, che si tratta di un disco decisamente bello, a tratti entusiasmante, caparbio, formalmente privo di sbavature e che suona tremendamente bene, segnando un netto passo in avanti rispetto al già valido debutto.
Dunque, a conti fatti, la bilancia, non può che pendere inevitabilmente dalla parte dei pregi!