Undicesimo lavoro in studio per gli inglesi
Architects, un concentrato di metalcore/nu metal che alterna parti melodiche con clean vocals con parti furiose in pieno growl unico comune denominatore è la melodia che è profusa in abbondanza
Il combo ha della sua un’ottima abilità esecutiva ed un songwriting fresco ed energico che se da un lato ricalca i dettami classici del genere, dall’altro riesce a tenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore che quasi non si accorge dello scorrere delle canzoni prodotte peraltro in modo ineccepibile da Jordan Fish.
Ci sono sferzate micidiali come l’opener “Elegy” che ti sbatte contro un muro con la sua improvvisa irruenza, e ci sono momenti più catchy che fanno da break seguiti da accelerazioni, reprise e rallentamenti, Sam Carter da una prova mostruosa di abilità vocale unendo scream, growl e clean vocals mentre i suoi degni compari infarciscono la proposta musicale con sprazzi di industrial (
“Blackhole”) è un po' come sentire i The Prodigy o i Linkin Park impazziti, ma il tutto non deraglia mai dai binari di una chiara linearità musicale di fondo. La furia è controllata (“
Whiplash”) anche nei momenti più schizoidi (“
Brain Dead” ,”Evil Eyes”).
Grande abilità esecutiva senza la quale "
The Sky, The Earth & All Between" suonerebbe come un involucro vuoto e non, invece, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere canzone dopo canzone
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