“Firehose Of Falsehoods” è sicuramente l’album degli
ORk che, a oggi, ho apprezzato di più. Le tante influenze del collettivo in cui militano l’ex
Porcupine Tree Colin Edwin e Pat Mastelotto dei
King Crimson ha davvero trovato il giusto equilibrio tra il rock alternativo degli anni Novanta, il progressive alla maniera dei
Tool e il gusto per la melodia del compianto Jeff Buckley (
“Blast Of Silence”).
Il rifframa di Robert Fripp proiettato nel nuovo millennio fa bella mostra di sé nelle convincenti
“Hello Mother” e
“16000 Days”, mentre la lezione di
“In Absentia” viene ripresa nelle comunque personalissime
“The Other Side” e
“PUTFP”. Il lato epico del combo emerge in
“Beyond Reach” e
“Mask Becomes The Face”, e la più disimpegnata
“Seven Arms” - che rievoca il precedente
“Screamnasium” - controbilancia la lunga e conclusiva
“Dive In”, a cavallo tra
“Porcelina Of The Vast Oceans” degli Smashing Pumpkins e
“Anesthetize” dei sopraccitati Porcupine Tree.
Bravi davvero.
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