Com’è noto dalle nostre parti, la nostalgia può essere “celeste”, “canaglia” e ultimamente anche “balorda” … se però amate i
The Night Flight Orchestra sapete che tale sentimento può essere anche “taumaturgico”, capace di illuminare di luce intensa persino il periodo più buio e complicato.
Una certezza che rischiava seriamente di essere minata dalla scomparsa prematura di
David Andersson, uno dei principali artefici di questa miscela di
pop,
prog,
AOR e scorie
disco-music dagli esiti così “miracolosi”.
Evidentemente, si tratta di un’attitudine ormai talmente radicata e “contagiosa” da coinvolgere anche la
new entry Rasmus Ehrnborn (anche lui di fama Soilwork) e da consentire alla
band di superare agevolmente, almeno dal punto di vista squisitamente artistico, una perdita tanto significativa e dolorosa.
“
Give us the moon” è un altro concentrato di
flash-back settanta / ottantiani tanto vividi quanto realistici, intrisi di quella coinvolgente “istintività” che, invalidando gli eccessi “retorici” della situazione, distingue i migliori epigoni di stagioni musicali evidentemente indimenticate e indimenticabili.
E allora via, a questa nuova “trasvolata” a ritroso nel tempo e nello spazio, allietati dalle vivaci magniloquenze “adulte” di “
Stratus”, dalla melodia vischiosa di “
Shooting velvet” e dall’avvincente “
Like the beating of a heart” (scritta da
Andersson), che riesce a frullare gli Abba con i Kiss di “
Dynasty” e i Genesis di “
Duke”.
Si vola ancora alti con l’impeto Styx / Survivor-
esco di “
Melbourne, may I?”, e se “
Miraculous”, "
Runaways” e l’incalzante “
Cosmic tide” sono felicissimi omaggi all’arte variegata e sopraffina dei Toto, le
nuance synth-pop e le atmosfere elegiache concesse a “
Paloma”, rendono il brano uno dei più “cinematografici” dell’intera raccolta.
A tutti coloro che non si vergognano di “ballare” (anche “ballonzolare” va bene …) con i ritmi di qualche anno fa sono dedicate le suggestioni
pop-wave della
title-track (con qualcosa dei Duran Duran nell’impasto sonoro) e “
Way to spend the night” (e qui ad affiorare sono i Blondie), e pure le pulsazioni
disco (figlie della ELO) di “
A Paris point of view”.
“
Stewardess, empress, hot mess (and the Captain of Pain)”, con i suoi otto minuti di sofisticata orecchiabilità pone fine al gioioso viaggio emozionale garantito da “
Give us the moon”, ma qualora vogliate rimandare l’atterraggio e il relativo ritorno alle fatiche del vivere quotidiano, non dovrete far altro che premere nuovamente il tasto
play.
La pozione musicale preparata dai druidi svedesi
The Night Flight Orchestra è, dunque, ancora una volta straordinariamente efficace e benefica … abusatene pure, non ha effetti collaterali.
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