Nella recensione del precedente "
Doomsday", uscito nel 2022, ci chiedevamo se il disco fosse...
...una sorta di piccola prova del 9 per vedere se il trio di Eisenberg sia destinato a rimanere in una strettissima ma affezionata cerchia di sostenitori o sia possibile una sorta di spicco del volo per i tre turingi che, per inciso, hanno una stabilità della lineup impressionante e meritevole...
La risposta è "NO".
Ma non per colpa del trio della Thuringia, peraltro ancora con la stessa lineup a tre con
Simon Mengs, Fabian Hildebrandt e Manuel Glatter dal 2007 sempre insieme senza alcun cambiamento (record mondiale) e protagonisti recentemente di un lieve cambio di stile nel loro death metal, ultimamente un poco più attento alla melodia rispetto allo stile marziale dei primi anni a-là
Bolt Thrower od
Asphyx; non che questo sia un male, anzi, se già "
Doomsday" era un disco assai buono anche il nuovissimo "
Veins of Fire" conferma a pieno sia la "nuova" direzione, ultimando in maniera definitiva la transizione, sia la bontà dei brani, tutti caratterizzati da ottimi intrecci chitarristici, melodie sinuose e malinconiche, molto Goteborg sound con i
Dark Tranquillity di metà carriera come richiamo principale.
Ottima come sempre la voce di Manuel Glatter, a suo agio anche in questa sorta di growl screamato rabbioso ed efficace, produzione adeguata peraltro totalmente fatta in casa, grande attenzione alla parte visiva che parte da quello splendido video di "
Welcome to Reality" tratta dall'album "
Drowned by Humanity" del 2019 ed a cui da allora i
Deserted Fear non si sono mai disinteressati, ed in generale una durata perfetta sotto i 40 minuti senza alcun calo qualitativo o di interesse, anzi con qualche intermezzo più dedito al groove ("
Storm of Resistance") ed una parte finale in crescendo con la doppietta conclusiva "
We Are One" e la titletrack "
Veins of Fire" da applausi.
Bene ha fatto la
Testimony Records di Amburgo ad accaparrarseli e bravi i Deserted Fear a non scivolare - almeno per il momento - in pericolose derive come successo in un lontano passato con
In Flames ed
Amon Amarth.
Per il momento va benissimo così: grandi melodie, gran bel disco ed annata stratosferica per il death metal, sia di marca old style sia swedish sound.
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